Il leader ceceno Ramzan Kadyrov si è incontrato con il presidente russo Vladimir Putin per negare le accuse di persecuzione nei confronti dei gay. Durante il meeting televisivo tenutosi al Cremlino mercoledì scorso, Kadyrov ha contestato "gli articoli provocatori sulla Repubblica Cecena, gli eventi supposti, [...] le detenzioni supposte". Putin non ha chiesto di chiarire i commenti, facendo passare l'incontro come uno show pubblico di supporto al premier ceceno.

Violazioni dei diritti umani

È dallo scorso mese che circolano, in Russia, rapporti sulla violazione dei diritti umani da parte delle forze locali e di sicurezza nei confronti di uomini sospettati di essere gay o bisessuali.

Il 1° aprile un giornale di opposizione, il Novaya Gazeta, ha confermato quella documentazione. Il quotidiano ha riportato che più di 100 ceceni sospettati di essere gay sono stati arrestati, e almeno tre di loro uccisi. Nonostante Kadyrov dica il contrario, è evidente che in Cecenia è in atto una massiccia campagna contro i cittadini omosessuali.

La notizia ha suscitato un certo scalpore mediatico in tutto il mondo, e le varie associazioni gay si sono subito fatte sentire. Anche in Italia sono state numerose le manifestazioni di protesta organizzate dall'Arcigay contro le violenze in Cecenia, e prossimamente ce ne saranno altre.

Cecenia e omofobia

Ramzan A. Kadyrov guida la Cecenia dal 2007, quando gli è stato concesso dal Cremlino notevole margine di manovra nel dirigere il paese in cambio della sua alleanza.

La Repubblica Cecena fa ufficialmente parte della Federazione Russa e, di conseguenza, se sono state perpetrate delle violazioni dei diritti umani in quell'area, il Cremlino può esserne considerato complice, se non corresponsabile.

Il 1° aprile un portavoce di Kadyrov ha contestato il Novaya Gazeta, affermando che "non si possono arrestare o reprimere persone che semplicemente non esistono nella repubblica".

Questi, parlando all'agenzia di stampa Interfax, ha continuato: "Se tali persone esistessero in Cecenia, lo Stato non se ne dovrebbe preoccupare, perché i loro stessi parenti farebbero in modo di mandarli in un posto da cui non potrebbero più fare ritorno".

Secondo il quotidiano che ha lanciato le accuse, le persecuzioni si sarebbero intensificate in seguito alla richiesta di organizzare un gay-pride in quattro città della regione nord-caucasica.

La richiesta sarebbe stata respinta, ma ciò sarebbe bastato affinché si verificasse una contro-manifestazione antigay.

L'ONU richiede a gran voce la fine delle persecuzioni, sostenendo che i ceceni stiano "vivendo in un clima di paura alimentato da discorsi omofobi delle autorità locali". Le Nazioni Unite, inoltre, richiedono anche che le autorità rilascino immediatamente tutti i detenuti incarcerati per il loro orientamento sessuale.

Clima di tensione interna

Il clima è teso non solo a livello internazionale, ma anche all'interno della Russia. I gay ceceni fuggiti dalla Repubblica verso altre regioni russe, ora temono rappresaglie. Alcuni paesi europei hanno acconsentito a spedire dei visti di soggiorno per alcune di queste persone.

La Cecenia, del resto, rappresenterebbe solo un caso estremo di un sentimento omofobo diffuso in tutta la nazione.

Anche il Novaya Gazeta - giornale che per primo ha lanciato l'accusa - è stato oggetto di minacce da parte di membri di spicco della società cecena. Il quotidiano ha ricevuto due pacchetti sospetti contenenti polvere bianca. Durante l'incontro, Kadyrov ha affermato che è "impensabile" che qualcuno in Cecenia minacci dei giornalisti. Tuttavia, tenendo conto dei consueti attacchi alla critica da parte del leader, il quotidiano ha preso seriamente in considerazione le minacce ricevute, e la giornalista che ha portato avanti l'inchiesta, Elena Milashina, ha dichiarato che lascerà la Russia per un po' di tempo.

Dopo l'esplosione dello scandalo, il Cremlino si è inizialmente dimostrato indifferente. Peskov, portavoce di Putin, ha detto: "Non sappiamo molto su quello che sta succedendo lì, ma le forze di polizia indagheranno sulla questione". Inoltre ha sottolineato che coloro che accusavano di essere stati perseguitati dovevano sporgere reclami ufficiali.

L'incontro di mercoledì ha però dimostrato che le pressioni internazionali hanno fatto effetto, spingendo Putin a cercare un dialogo con il leader ceceno. Resta ancora da vedere come si svilupperà la vicenda, e se verranno presi provvedimenti più seri nei confronti della Cecenia.