L'attentato alla metropolitana di San Pietroburgo è soltanto il prosieguo di una lunghissima scia di sangue che riguarda la Russia di Vladimir Putin. Non si conoscono ancora esecutori e mandanti, ma il sospetto di un coinvolgimento del terrorismo ceceno è molto forte. La seconda guerra cecena era ancora in corso nel 2002, quando un commando assaltò il teatro Dubrovka di Mosca. Per tre giorni, 800 persone rimasero in ostaggio dei separatisti ceceni, prima dell'intervento drastico delle forze speciali che provocherà la morte degli assalitori ma anche di quasi 200 ostaggi.
Nella circostanza, i militari inserirono un gas tossico nel condotto di aerazione dell'edificio. L'ordine sarebbe partito direttamente dal presidente Vladimir Putin, il quale ha sempre declinato ogni responsabilità. Due anni dopo, un kamikaze si farà esplodere sulla metropolitana di Mosca causando la morte di 40 persone. Sempre nel 2004, tre donne cecene saranno protagoniste di un altro attacco suicida su due aerei di linea, il bilancio sarà di 90 vittime.
La tragedia in Ossezia nel Nord
Il tragico 2004 si concluderà con la tragedia di Beslan, in Ossezia del Nord. Un gruppo di guerriglieri filo-ceceni, fondamentalisti islamisti, prenderà in ostaggio un migliaio di persone all'interno di una scuola.
Come già accaduto al teatro di Dubrovka, il blitz dei militari provocherà una carneficina: morirano 330 persone tra cui 186 bambini. Sebbene la guerra cecena terminerà ufficialmente nel 2009, gli attentati delle organizzazioni islamiste in territorio russo proseguiranno l'anno successivo. La mano di Dokka Umarov, autoproclamato emiro del Caucaso, muoverà due giovanissime terroriste che faranno esplodere un ordigno ancora sulla metro di Mosca, causando 40 morti.
La ciclopica organizzazione per i Giochi Olimpici invernali di Sochi 2014 tremerà invece per due attentati organizzati da un gruppo di ribelli ceceni, tra il 29 ed il 30 dicembre del 2013, entrambi a Volgograd: il primo alla stazione dei pullman, il secondo a bordo di un autobus. Moriranno 34 persone.