Sul fronte coreano spirano ulteriori venti di guerra. Questa volta nel mirino di Pyongyang sono finiti la CIA e i servizi di intelligence sudcoreani che, a quanto pare, avrebbero cercato di "assassinare Kim Jong-un con sostanze biochimiche". L'accusa (per molti l'ennesima provocazione nordcoreana) non facilita di certo i rapporti tra Usa e Corea del Nord, sempre sul filo di una probabile guerra nucleare. La rivelazione di Pyongyang sarebbe avvalorata dalle recenti dichiarazioni giunte dalla Corea del Sud, che non avrebbe fatto mistero di "aver architettato un piano per l'eliminazione del leader Kim".

Il "piano di Seoul" per l'eliminazione di Kim

Per la precisione, il presunto piano per l'eliminazione del dittatore coreano King Jon-un, sarebbe stato messo a punto dal ministro della difesa di Seoul nel settembre scorso, e illustrato meticolosamente ai parlamentari: notizie, per altro, confermate proprio dalla Corea del Sud in questi giorni. Secondo il ministero della Sicurezza statale della Corea del Nord, per uccidere Kim Jong-un sarebbe stato assoldato "un presunto cittadino nordcoreano reclutato dalla Cia dall'estremo oriente russo" durante la famosa celebrazione del 105esimo anniversario dalla nascita di Kim Il-sung, tenutasi il 15 aprile scorso. Nella nota si precisa che la suddetta spia avrebbe addirittura ricevuto equipaggiamento e istruzioni ben precise, e che si tratterebbe in realtà di un uomo residente proprio a Pyongyang.

Il ministero della Sicurezza della Corea del Nord ha addirittura rivelato la presunta cifra pagata all'attentatore: circa 740.000 dollari.

La risposta di Pyongyang all'attentato a Kim

Al momento, lo scenario descritto dai nordcoreani appare piuttosto surreale, soprattutto perché non sono state ancora fornite prove certe di quanto dichiarato da Pyongyang.

Il regime di Kim Jong-Un ha preso la palla al balzo per dichiarare che "cominceranno molto presto attacchi terroristici per eliminare i terroristi e l'intelligence sudcoreana insieme agli imperialisti Usa". Una situazione che non lascia ancora intravedere spiragli di luce, e che sembra peggiorare giorno dopo giorno, con l'intensificazione delle operazioni congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti, in seguito ai test missilistici ordinati dal leader nordcoreano.

Dopo l'invio della portaerei Carl Vinson e il piazzamento in Corea del Sud del THAAD (sistema in grado di intercettare i missili balistici), la situazione generale sembra essere in una fase di grande tensione. Si teme, peraltro, che la mossa azzardata degli Usa possa aver intaccato i sottili equilibri con la Cina, oltre ad aver innervosito ulteriormente il leader nordcoreano. Il radar a lungo raggio del THAAD, infatti, rischia di invadere lo spazio aereo cinese e, in piccola parte, anche quello russo. Questo è stato piazzato soprattutto per mettere pressione a Corea del Nord e Russia, e per sollecitare la Cina ad intervenire per il disarmo di Pyongyang. Le pressioni del presidente Trump in tal senso sono abbastanza evidenti, mentre le recenti dichiarazioni di portare cinesi, nordcoreani e statunitensi intorno allo stesso tavolo, risuonano più come un'affermazione dettata dalle circostanze.

La posizione di Pechino

In più c'è la questione Cina. Nonostante Pechino risulti essere l'unico alleato di Pyongyang, tentare di "disinnescare l'atomica nordcoreana" facendo un piacere agli Usa è una questione tutt'altro che semplice. C'è da aggiungere, inoltre, che il regime nordcoreano non sarebbe affatto disposto a sottostare alla copertura nucleare di Pechino, e d'altra parte si sconsiglia l'eventualità di un golpe a Pyongyang, le cui conseguenze potrebbero portare ad una sorta di nuovo Vietnam tra le due potenze.

Inoltre, in questo modo la Cina rinnegherebbe i suoi sforzi come garante di una pace in Asia, per la quale molte volte si è mobilitata. Come ultima ipotesi (non meno folle da parte di Pechino) ci sarebbe quella di chiudere i confini e i rifornimenti alla Corea del Nord.

Questa decisione però colpirebbe il popolo (e non il regime), già sottoposto ad una condizione di miseria non indifferente. Inoltre è chiaro che un'eventuale azione di questo tipo, andrebbe a rafforzare ulteriormente l'odio di Pyongyang nei confronti degli Usa e dei suoi alleati, ponendo davvero le basi per uno scontro nucleare inevitabile.