La mano tesa di Donald Trump verso il nemico pubblico numero uno. Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ha decisamente preso il posto del sedicente califfo Al-Baghdadi, leader dell'Isis, nelle attuali paure della gente. Sul suo conto girano notizie tremende, molte sono leggende metropolitane, altre corrispondono al vero. Purtroppo è vero che la Corea del Nord è un Paese con armi nucleari ed anche a vero che il livello di tensione attuale in estremo oriente è altissimo. Con Pyongyang intenzionata a non fermarsi nel sviluppare i suoi programmi atomici e la flotta statunitense ormai a due passi dalla penisola, basta una mossa azzardata a scatenare una guerra.

La mossa di Donald Trump è comunque sorprendente: in passato non si contano neppure i presidenti americani che hanno ordinato azioni militari e nessuno si era reso disponibile ad un confronto preventivo con il nemico, perché di preventivo negli States c'è stata finora soltanto la guerra. Così, mentre Kim Jong-un prosegue con i suoi proclami di 'morte e distruzione', mentre le frustrazioni cinesi hanno raggiunto l'apice per una soluzione diplomatica che non decolla ed anche la Russia inizia a prendere precauzioni per un eventuale conflitto a due passi dal confine orientale, 'TheDonald' accarezza virtualmente il lontano leader asiatico dichiarandosi non solo "disposto ad incontrarlo" ma addirittura "onorato".

Una mossa da leader consumato

Tutto si è detto e scritto del nuovo presidente degli Stati Uniti, tranne che sia una persona diplomatica e politicamente corretta. Dal bando verso i musulmani al bombardamento in Siria, passando per il muro messicano, la moderazione non è certamente una dote del miliardario che ha conquistato la Casa Bianca.

Probabile che alcuni fallimenti dei suoi primi cento giorni da presidente, come i citati 'Muslim Ban' ed il muro con il Messico, ma anche la mancata cancellazione dell'Obamacare, lo stiano spingendo verso uno stile più marcatamente presidenziale. La dichiarazione rilasciata nel corso dell'intervista a Bloomberg, però, è una mossa da consumato leader.

Non sappiamo quanto di vero ci sia nelle sue intenzioni, ma è chiaro che Trump lascia intendere a chi lo definisce "guerrafondaio" una netta apertura su tutta la questione. "Se ci fossero le condizioni - ha detto il presidente americano - e fosse appropriato per me incontrare Kim Jong-un, lo farei certamente e, anzi, ne sarei onorato. Credo che nessun politico farebbe mai un'affermazione del genere - ha aggiunto - ma io lo dico e ripeto che, se ci fossero le condizioni, lo incontrerei". Chissà se da Pyongyang ci sarà una risposta: certamente, se ci fosse silenzio o una risposta negativa, Trump si troverebbe nelle condizioni di giustificare una possibile, eventuale azione militare. Come dire, 'ero disponibile ad una soluzione diplomatica che è stata rifiutata'.

Agli occhi del mondo, gli Stati Uniti sono oggi quelli che non vogliono la guerra, se dovesse scoppiare non sarebbe una responsabilità di Washington. Fermo restando che non sappiamo ancora come la prenderanno in Corea del Nord, ma comunque vada Donald Trump ne uscirebbe piuttosto bene.

Operativo il sistema antimissile THAAD

Se da un lato ci sarebbe la disponibilità della Casa Bianca ad una soluzione diplomatica, dal punto di vista militare la tensione resta altissima. Le ultime notizie che provengono dal confine tra le due Coree indicano la messa a punto del sistema THAAD, le batterie antimissile che hanno creato non pochi problemi con la Cina e con la Russia. Tanto Pechino, quanto Mosca hanno protestato considerando le attrezzatture in questione "una minaccia" per i rispettivi confini.

Il sistema THAAD, secondo quanto riferito dall'agenzia France Press, è perfettamente operativo. La fonte è un funzionario del dipartimento statunitense della Difesa. Al momento è l'arma più sofisticata in grado di intercettare attacchi con missili di corto e medio raggio provenienti dal nord della penisola coreana: il Pentagono non intende correre alcun rischio.

Il nuovo 'lancio' di Razzi

Se davvero non sappiamo quanto sia sincera la proposta di Donald Trump e men che meno conosciamo le intenzioni di Kim Jong-un, in Italia ci sarebbe qualcuno disponibile a fare da tramite tra i due. Qui la questione prende una piega semiseria e scatena l'ironia della Rete, inevitabile quando il protagonista è il senatore Antonio Razzi che vanta da tempo una presunta amicizia tanto con il presidente degli Stati Uniti, quanto con il dittatore nordcoreano.

"Presidente Trump, io ho sostenuto la sua campagna elettorale - twitta l'esponente di Palazzo Madama - ed ora sono pronto a farle incontrare Kim Jong-un". Parole che sono già diventate virali, così come i commenti degli utenti su Twitter. Chi propone Antonio Razzi per il Nobel per la pace, chi si dichiara pronto al selfie triplo, chi gioca con il nome del senatore proponendo agli USA di 'lanciare Razzi in Corea'. Ed ancora, chi lo paragona sarcasticamente a Papa Giovanni XXIII che fece da tramite tra USA ed URSS nella crisi di Cuba del '62. Infine, c'è anche chi predice la dichiarazione di guerra all'Abruzzo da parte di Stati Uniti e Corea del Nord. Ci auguriamo che quella del senatore Razzi sia una battuta ironica, ma stiamo parlando di un esponente politico che ha definito Kim Jong-un "un moderato", sostenendo che i campi di prigionia per gli oppositori politici siano "gigantesche serre di pomodori" e che "la Corea del Nord non è in posssesso della bomba atomica". Il senatore Razzi ha perso un'altra buona occasione per tacere, ma evidentemente gli piace lo status di zimbello della Rete.