Nel corso della puntata del 21 maggio de Le Iene, Pablo Trincia ha intervistato Cristian Provvisionato, l'uomo detenuto in carcere per 21 mesi in Mauritania senza essere colpevole di nulla. Alle telecamere della trasmissione di Italia Uno ha raccontato tutta la sua storia e rilasciando dichiarazioni che fanno riflettere.

La vicenda di Cristian Provvisionato

La storia di Cristian comincia nel 2015: lavorava come body guard nel milanese per la società Vigilar Group che si occupa di security. Un giorno, il 13 agosto 2015, lo contatta uno dei capi, Davide Castro, che gli propone un'offerta lavorativa particolare: volare in Mauritania per prender parte ad un meeting di cyber sicurezza come rappresentante della Wolf Intelligence, una società partner della Vigilar e che sta trattando con il governo della Mauritania per la vendita di particolari software.

Ma c'è un dettaglio: Davide Castro riferisce a Cristian che, una volta atterrato, gli verrà trattenuto il passaporto perchè pare sia una prassi del Paese. E così Cristian accetta e il 16 agosto 2015 sale su un aereo e vola in Mauritania. Passano i giorni, ma del meeting non si sa nulla, e così dopo circa una settimana Davide Castro lo contatta dicendogli di andare al consolato italiano per richiedere un nuovo documento per ritornare in Italia. Cristian ci va, ma non gli viene rilasciato subito e in quei giorni di attesa gli si presenta fuori dalla stanza il consigliere del presidente della Mauritania che gli dice: o mi dai il prodotto che aspetto e per il quale ho già pagato un'ingente somma di denaro o tu resti qua.

Ed è quello che è successo a Cristian: arrestato da poliziotti in borghese, viene portato in una caserma dell'anti-terrorismo, con celle sporche e piene di scarafaggi, assieme a presunti terroristi di Al-Qaeda. Cristian è accusato di truffa ai danni dello stato, riciclaggio di denaro sporco e attentato alla sicurezza dello Stato.

21 mesi di carcere da innocente

Per 3 mesi Cristian non riesce a mettersi in contatto con i suoi parenti e la sua compagna, mangia solo riso e verdure, letali per uno che soffre di diabete come lui, e perde 30 chili. Le giornate diventano sempre più lunghe e pesanti, interamente trascorse a fissare il soffitto e a leggere libri già letti.

Fino a quando Cristian, ormai stanco, inizia lo sciopero della fame con la minaccia di lasciarsi morire. In questo modo, finalmente attira l'attenzione dello Stato Italiano e il 12 maggio viene liberato e riportato a casa. All'incontro con i suoi parenti e la sua compagna Cristian appare freddo e molto dimagrito: alle telecamere de Le Iene dice a chi lo rimprovera di essere andato in Africa perché si sa che è pericolosa, che, in realtà, a condannarlo a quei 21 mesi di reclusione da innocente non sono stati gli africani, ma suoi connazionali, come Davide e Francesco Castro, che ora sembrano spariti nel nulla.