La Dia, Direzione Investigativa Antimafia, ha messo a segno un maxi sequestro di beni, comprendenti aziende, valori, automobili e immobili nei confronti di un imprenditore del messinese per un totale, complessivo, di 28 milioni di euro. L'imprenditore interessato dal provvedimento di sequestro si chiama Salvatore Santalucia e sarebbe il collegamento tra i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e quello catanese dei Santapaola. L'imprenditore era conosciuto anche come il 're del cemento' locale.

L'operazione, coordinata dalla Dia e con la collaborazione del Centro Operativo di Catania, è partita nelle primissime ore di questa mattina, diretta da Renato Panvino e sarebbe ancora in corso.

La Dia sta eseguendo, come dicevamo, un provvedimento di confisca dei beni, emesso dal Tribunale di Messina dopo che il Direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, come da prassi consolidata, ha inviato al Tribunale la proposta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale. Salvatore Santalucia, imprenditore operante nei settori del movimento terra, della produzione del calcestruzzo e del comparto agricolo è ritenuto strettamente collegato e vicino alle consorterie mafiose di Barcellona Pozzo di Gotto e di Catania.

I particolari dell'operazione messa a segno dalla Dia

E' prevista per questa mattina, inoltre, una conferenza stampa con tutte le autorità presenti per illustrare in ogni dettaglio l'operazione di sequestro, che ribadiamo è ancora in corso di svolgimento.

La conferenza si terrà presso la nuova sede della Sezione Operativa della Dia di Messina, via Monsignor D'arrigo 5, con la presenza, in particolare, del Procuratore della Repubblica, Sebastiano Ardita e dei Sostituti Procuratori Angelo Cavallo e Vito di Giorgio.

La nuova arma della Dia per il contrasto alla Mafia: le misure di prevenzione patrimoniale

In effetti, se è stato possibile raggiungere questo straordinario risultato, lo si deve, essenzialmente, al potenziamento e miglioramento delle norme di contrasto alla Mafia volte a colpire non solo i clan criminali attraverso l'arresto dei loro membri; ma anche colpendoli nei loro interessi economici.

Di cui le misure di prevenzione patrimoniale sono il cardine. Introdotte già nel 1982, dopo gli omicidi del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Pio la Torre, con la Legge Rognoni-La Torre del 13 settembre di quell'anno, hanno ricevuto un potenziamento nel 2008-2009, in quanto da allora in poi si potevano applicare ai diversi soggetti indipendentemente dalla misura di arresto e anche in caso il soggetto a cui andavano ad applicarsi fosse deceduto. Da allora sono stati molti i casi in cui sono state applicate e hanno costituito un'arma molto potente di contrasto alla criminalità organizzata.