I Boschi, padre e figlia, nel marzo del 2014 avrebbero ricevuto nella loro villa di Laterina, in provincia di Arezzo, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Veneto Banca. Presente all’incontro anche l’allora presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari. Motivo del vertice, almeno secondo quanto riportato dal giornalista del Fatto Quotidiano Giorgio Meletti, sarebbe stato quello di mettere a punto un piano di difesa che potesse permettere alle due banche cooperative Popolari di non ottemperare al diktat dei vertici di Bankitalia.

Questi ultimi pretendevano il loro inglobamento da parte della Popolare di Vicenza (l’istituto di Gianni Zonin poi caduto anche esso in disgrazia).

Alla fine, il Gruppo Boschi riuscirà a non farsi risucchiare dalla banca vicentina (tra l’altro, si scoprirà poi, messa peggio delle altre). Ma, nonostante l’impegno di Meb - arrivata a bussare alla porta persino dell’allora ad di Unicredit Federico Ghizzoni nel gennaio 2015 (come rivelato da Ferruccio De Bortoli nel suo libro) -, nel febbraio dello stesso anno il governatore della Banca d’Italia, Vincenzo Visco, firmerà comunque il commissariamento di Banca Etruria. Della banca di papà Boschi, poi, si continua a parlare anche oggi perché la sua nuova controllante, Ubi Banca, ha appena annunciato un taglio di 1500 dipendenti (circa un terzo) entro il 2020 di tre istituti appena ‘salvati’: Banca Marche, Etruria e Chieti.

Intanto, Meb rischia davvero il posto, messa in mezzo tra i due fuochi del raggelante silenzio di Renzi e degli attacchi politici del M5S (guarda il video).

La ricostruzione del vertice di Laterina

Dunque, scrive Meletti, è un sabato di marzo del 2014 quando i vertici di Veneto Banca, Trinca e Consoli, decidono di divorare 600 chilometri (330 all’andata e altrettanti al ritorno) per coprire la distanza che separa la sede della loro banca a Montebelluna (provincia di Treviso) da Laterina (provincia di Arezzo).

La loro destinazione è la villa di Pier Luigi Boschi, allora consigliere di amministrazione di Banca Etruria, che li attende insieme al capo dell’istituto aretino Fornasari e, naturalmente, alla figlia Maria Elena, da poco nominata ministro delle Riforme dell’appena nato governo Renzi. Trinca e Fornasari, inoltre, sono legati da un passato di deputati nelle file della Dc.

Scopo del viaggio, sostiene il Fatto, è trovare una sponda nella neo ministra che consenta alle due banche ormai ‘decotte’ di sottrarsi alla volontà di Bankitalia che - dopo una serie di ispezioni disposte nel 2013 dal capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo - vorrebbe consegnarle alla Popolare di Vicenza. Passano solo pochi giorni dal summit di Laterina e Fornasari viene sostituito alla presidenza di Etruria da Lorenzo Rosi, dopo un blitz della Guardia di Finanza, disposto dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi. Le accuse contro Fornasari si riveleranno infondate ma, intanto, papà Boschi è stato nominato vicepresidente.

La mossa, purtroppo per il Giglio Magico, si rivelerà inutile. Durante l’estate del 2014, Pierluigi Boschi incontrerà persino il faccendiere piduista Flavio Carboni, presentatogli dal comune amico Valeriano Mureddu.

I due cercheranno la salvezza per Etruria rivolgendosi prima alla banca francese Lazard, poi a Mediobanca, andando infine a bussare alla porta del fondo Qvs dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, facendo però un buco nell’acqua. Di fronte ai ripetuti fallimenti, ecco allora che sarebbe entrata in scena Maria Elena Boschi nel gennaio 2015 con il suo tentativo di convincere Ghizzoni.