Tra le prese di posizione più dure contro il parere della Cassazione, che ha aperto alla possibile concessione degli arresti domiciliari per Totò Riina, c'è da registrare quella di Nicola Gratteri. Il procuratore antimafia di Catanzaro ricorda che "il 41 bis è stato istituito per bloccare la possibilità che i boss lancino segnali di morte verso l'esterno". Per Gratteri è il momento di finirla con "discorsi caritatevoli nei confronti di un boss che comanda soltanto con gli occhi, da parte di persone che salgono sui palchi a commemorare Falcone e Borsellino".

Ayala non condivide la posizione di Gratteri

Sulla vicenda è intervenuto anche Giuseppe Ayala, ex interlocutore del pool antimafia tra gli anni '80 e '90 e, successivamente, deputato nazionale. "Il collega Gratteri ha tutta la mia stima e continuerà ad averla - dice - ma se fosse come dice lui, se Totò Riina comanda ancora, nonostante 24 anni di applicazione del 41 bis, allora è una sconfitta dello Stato". Ayala è intervenuto nel programma "Lavori in corso", in onda su Radio Radio e Radio Radio TV, e gli è stato naturalmente chiesto un parere sulla sentenza della Cassazione. "Il 41 bis - ha evidenziato - è in effetti un regime di carcere più duro, ma non è stato istituito per rendere difficile la vita ai capimafia, bensì per impedire loro di comunicare con l'organizzazione all'esterno. La finalità, pertanto, dovrebbe essere quella di impedire al boss di gestire il proprio potere".