Il pubblico ministero chiede che Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega Nord, e il fondatore Umberto Bossi vengano condannati a oltre di 2 anni di carcere. Un anno e sei mesi per il figlio del Senatur Renzo Bossi, denominato “il trota”. Tutti colpevoli, secondo il pm Paolo Filippini, di aver usato i rimborsi elettorali affluiti nelle casse della Lega, tra il 2008 e il 2011, per comprare beni personali. Auto di lusso e abiti griffati, lavori di ristrutturazione nelle abitazioni private di Roma e Gemonio, ma anche multe per ripetute violazioni del codice della strada; a cui si aggiunge la famosa laurea albanese in Economia, costata ai contribuenti oltre 77 mila euro, che Renzo Bossi ha acquistato all’Università Kristal di Tirana.
Sono queste le spese personali, registrate dall’allora tesoriere Belsito nella cartella denominata “The family”, che i membri della famiglia Bossi hanno pagato distraendo i fondi del partito. La cartellina, sequestrata dagli inquirenti in fase di indagini preliminari, conteneva anche uno scambio di mail tra l’altro figlio di Bossi, Riccardo (già condannato in abbreviato a 1 anno e 8 mesi di carcere) e Belsito, in cui il giovane chiedeva soldi e affermava che il padre era d’accordo che gli venisse concesso il “finanziamento”.
Per la difesa Bossi non ha mai rubato
Il difensore di Bossi, l’avvocato Matteo Brigandi, ha affermato che il suo assistito non ha mai rubato un centesimo e che i suoi figli erano autonomi e si potevano mantenere da soli.
Per rendere robusta la sua linea difensiva, l’avvocato non risparmia di attaccare il primogenito del Senatur: “ É risaputo che Riccardo non è proprio uno stinco di santo – ha detto Brigandi – è quindi perfettamente plausibile che quanto ha scritto nella mail non sia vero”. Per quando riguarda l’elezione del Trota nelle liste della Lega “Per quanto Umberto Bossi avesse il potere e l’opportunità di inserirlo al primo posto nel listino bloccato, assicurandogli per certo la vittoria, non lo ha fatto.
Renzo ha vinto le elezioni ed è diventato consigliere regionale in Lombardia, senza essere stato favorito in alcun modo dal padre, solo grazie al consenso ottenuto dagli elettori”.
Le spese private sono state pagate dalla famiglia
L’avvocato Brigandi chiede l’assoluzione piena per il fondatore del Carroccio. In attesa della sentenza prevista per il 10 luglio, il legale della difesa spiega nella sua arringa davanti al Giudice Maria Luisa Balzarotti, che anche i lavori di ristrutturazione delle due case di Roma e Gemonio, che per l’accusa rientrano tra le spese finanziate con i 500mila euro sottratti ai fondi della Lega, sono invece stati pagati con soldi prelevati dal conto di famiglia.
Una cartella esattoriale di quasi duemila euro, effettivamente pagata con i soldi della Lega, si riferiva ad una causa discussa in corte d’appello ed era legata all’attività parlamentare di Umberto Bossi. Brigandi ha anche fornito prove che le multe, di un valore di oltre 500 euro, sono state pagate con i soldi del suo assistito, mentre gli abiti griffati sono rimasti nella sede della Lega. L’avvocato ha chiesto l’assoluzione anche per Belsito.