A Venezia l’attività giudiziaria è al collasso a causa dei ricorsi degli immigrati a cui non è stato riconosciuto lo status di rifugiato ed è stato emesso il decreto di espulsione. L’allarme è stato lanciato dal presidente dell’ordine degli avvocati di Venezia Paolo Maria Chersevani, il quale ha spiegato che lo Stato concede a questi soggetti il patrocinio gratuito e sono innumerevoli i ricorsi in Corte d’Appello e in Cassazione da essi attivati.

I numeri del fenomeno

I numeri fanno capire delle dimensioni del fenomeno: nel 2015 sono state presentate 2086 domande di ammissione al gratuito patrocinio delle quali il 39% riguardavano i ricorsi per il riconoscimento dello status giuridico di rifugiato.

L’anno dopo le domande di assistenza legale gratuita sono state 4779 di cui il 71% relativi ai ricorsi di immigrati per i quali era stata ordinata l’espulsione dal territorio della Repubblica. Quest’anno le domande di gratuito patrocinio sono già 2774 e si prevede che a dicembre esse possano essere 6mila con una percentuale dell’ottanta per cento relative ai ricorsi degli immigrati. L’Ordine degli avvocati è soffocato dalla crescita esponenziale delle istanze di patrocinio a spese dello Stato, un fenomeno che secondo il presidente dell’Ordine ha travolto il Tribunale di Venezia, il quale ha dovuto incaricare di occuparsi della materia un numero maggiore di giudici, i quali sono cosi distolti dalla loro attività ordinaria.

Lo Stato paga cinque milioni di euro l'anno per il patrocinio legale gratuito

Sul piano economico il patrocinio legale gratuito per gli immigrati costa allo stato cinque milioni di euro l’anno. In media ogni causa comporta per lo Stato un esborso di ottocento euro circa. Aumentando in maniera incontrollata il numero dei ricorsi degli immigrati i costi rischiano di andare fuori controllo, secondo l’opinione di Maria Cheversani, la quale spiega che c’è il rischio che qualcuna possa sfruttare la situazione per trarre un indebito profitto.

La presidente dell’Ordine degli avvocati di Venezia, infatti, spiega che gli avvocati che si occupano degli immigrati sono sempre gli stessi indicati dalle associazioni. Questa circostanza comporta un allungamento dei tempi di una causa ordinaria poiché aumenta il volume di lavoro per avvocato. Una soluzione al problema potrebbe essere un turnover dei professionisti chiamati ad occuparsi della materia utilizzando lo stesso meccanismo utilizzato per le difese di ufficio.