Quattro persone sono state rinviate a giudizio con l’accusa di istigazione a delinquere e apologia del fascismo a Gela, in provincia di Caltanissetta. Il 10 febbraio del 2016 cinquanta persone hanno partecipato ad una marcia silenziosa in occasione della Giornata della Memoria per l’eccidio delle foibe.

Quattro persone rinviate a giudizio

I fatti risalgono alla manifestazione del 10 febbraio 2016, però, i partecipanti hanno intonato dei cori con richiami al presente, all’ordine e alla disciplina e hanno alzato le braccia con le mani tese. Alla manifestazione era presente un gran numero di esponenti delle forze dell’ordine per prevenire scontri con forze antifasciste e personale della Digos, il quale ha filmato tutti i presenti e ha denunciato alla magistratura i più accaniti manifestanti con l’accusa di avere ripetuto più volte il saluto fascista e inneggiato al regime di Benito Mussolini.

La Procura di Gela ha ottenuto il rinvio a giudizio per quattro persone: un gelese di 38 anni e tre giovani di Catania. La giornata del ricordo è stata istituita per legge nel 2004 per conservare la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, dopo la seconda guerra mondiale. Anche in occasione di una manifestazione in piazza a Roma organizzata da Forza Nuova per protestare contro la legge sullo ius soli sono stati intonati cori inneggianti al Duce e fatti i saluti romani. C’è stata l'identificazione e la denuncia per 64 manifestanti accusati di manifestazione non autorizzata, apologia del fascismo, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.

La corte costituzionale ha specificato quando si configura il reato di apologia del fascismo

In molte occasioni chi procede a sanzionare determinati reati dimostra di non conoscere la materia. La legge 20 giugno 1952 n. 645 (cosiddetta legge Scelba) in materia di apologia del fascismo, stabilisce che è perseguibile chiunque persegua la finalità di riorganizzare il disciolto partito fascista o esalti pubblicamente il regime fascista. La Corte costituzionale fu sommersa da numerosi ricorsi per violazione dei principi della libertà di associazione e di libera manifestazione del pensiero, garantiti dalla Costituzione, a causa dei numerosi deputato del Movimento Sociale Italiani condannati per apologia del fascismo. Nel 1956 la Suprema Corte stabilì che il reato si configura quando i comportamenti degli accusati sono tali da avere come conseguenza la ricostituzione del disciolto partito fascista.