Non ce la faceva più a stare con quel peso sul cuore e sulla coscienza: Samuele Viale, 19 enne di Limone, località in provincia di Cuneo, che il 30 maggio scorso ha ucciso Giuseppina Casasole, una turista di Viterbo di 60 anni, per lui una perfetta sconosciuta, gettandola da un dirupo, reo confesso, dopo giorni di silenzio dall'orribile fatto ha voluto liberarsi e raccontare ai carabinieri il suo terribile segreto nei dettagli.
'Bad trip': voci e musica macabra in testa l'hanno spinto all'omicidio
Un 'bad trip', ovvero effetti collaterali da assunzione di sostanze allucinogene con terribili conseguenze: questo è stato a causare l'orrendo crimine.
Ai carabinieri ha voluto dire tutto. Sono gli stessi militari che hanno condotto le indagini e, il giorno stesso che la figlia aveva denunciato la scomparsa di sua mamma, ritrovato il cadavere della donna in una scarpata dopo aver fatto un volo di 50 metri. Agli inquirenti che ormai conosce, Samuele Viale ha voluto raccontare per filo e per segno dopo giorni di isolamento come sia potuto accadere che abbia compiuto quel folle gesto costato la vita a una povera donna innocente che con il cane era andata a passeggiare e a raccogliere fiori nel vallone di San Giovanni. La vittima ha avuto la sola "colpa" di trovare sulla sua strada il ragazzo imbottito di Lsd, potente sostanza allucinogena dagli effetti psicotici imprevedibili e potentissimi.
Viale ha riferito che qualche giorno prima dell'omicidio aveva assunto Lsd e da allora le allucinazioni lo hanno tormentato. Come se non bastasse insieme alla droga aveva bevuto alcolici, il che non ha fatto che peggiorare un quadro alterato di realtà, tra deliri, stravolgimenti sensoriali, percettivi, uditivi. "Ho sentito le voci, una musica mi ha detto di farlo, così le ho dato un calcio e l'ho spinta giù".
Il ragazzo conosceva di vista la figlia, ma non aveva mai visto la mamma e non avrebbe avuto alcuna ragione per farle del male. I funerali della povera signora si sono già svolti mercoledì scorso a Viterbo.
L'incredulità dei familiari
I familiari si dicono increduli e sono sotto choc. Preferiscono non parlare. Giusto la compagna del padre che fa la custode del condominio dove abita la sua famiglia, dice che non sapevano nulla e che non hanno mai considerato il ragazzo un tossicodipendente come è stato definito.
Invece in paese, a Limone, si parla di un ragazzo strano, non facile, che aveva lasciato la scuola per lavorare da idraulico ed operaio, che era tenuto d'occhio dai carabinieri della località turistica perché già sorpreso con piccole dosi di droga.
Reazioni social e difesa degli amici
Il 19enne che sul suo profilo Facebook si definiva "giocatore professionista di poker" è stato insultato sul social, specie tra i commenti abilitati in corrispondenza del suo ultimo post dove c'è scritto di dare sempre il giusto valore alle persone. Dopo che si è diffusa la notizia del suo arresto, gli utenti hanno scritto di tutto: c'è chi gli augura di morire a sua volta male e senza motivi sensati, o lo definisce "assassino con la faccia da imbecille".
Gli amici chiedono e sperano di poter chiudere il suo profilo Facebook, mentre al bar del paese gli amici stretti lo difendono. Dicono che era un bravo ragazzo e che ha avuto problemi, era diventato taciturno, non usciva più di casa. Sostengono che ora che agli occhi del mondo è diventato "il mostro" bisogna trovare chi gli ha venduto quella roba.