L'ex cava di Pozzolana che si trova nella località Tufetto ad Aprilia, nei pressi di Latina, è stata utilizzata come discarica abusiva contenente rifiuti tossici. Le attività criminali andavano avanti da da marzo 2016. Questo è quanto emerso dall’indagine condotta dalla Polizia di Latina e coordinata con il Servizio Centrale Operativo, che questa mattina ha sgominato un'organizzazione criminale dedita al traffico illecito e occultamento di sostanze pericolose. 21 le persone arrestate e accusate, a vario titolo, tra cui diversi imprenditori del settore del recupero e dello smaltimento di rifiuti delle province di Roma e Latina.
Al centro del sistema illecito un 53enne romano e suo figlio 22 enne. In corso anche l’esecuzione di sequestri di società, beni a carico degli indagati del valore di 15 milioni di euro.
Il trasporto avveniva soprattutto di notte
Videosorveglianza e tecniche avanzate di intercettazioni hanno permesso agli inquirenti di scoprire un intenso traffico di veicoli pesanti che, soprattutto in orario notturno, trasportavano rifiuti tossici prontamente interrati con attrezzature dotate di pale meccaniche. "Il nostro consulente e gli organi amministrativi preposti - ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino - hanno avviato degli accertamenti per verificare quali conseguenze possano essersi determinate sulla genuinità delle acque ed evitare così qualsiasi danno alla salute".
L'acqua della sorgente minerale, e' stato spiegato, non viene imbottigliata ma viene costantemente utilizzata dai cittadini.
Il procuratore dello SCO Alessandro Giuliano e il procuratore aggiunto Michele Prestipino hanno fornito i dettagli dell’operazione in conferenza stampa al Viminale. "Abbiamo così individuato anche i conferitori - dice la polizia durante la conferenza stampa - cioè ditte che dovevano garantire il corretto smaltimento dei rifiuti, che per ricavare profitti col risparmio si sono serviti senza scrupoli di questo sito".
"Quello che contenevano i Tir - riferiscono le forze dell'ordine - faceva rabbrividire". Le indagini però sono ancora in corso.
Terra dei Fuochi
Purtroppo questo non è il primo caso in cui queste organizzazioni criminali operano per smaltire rifiuti tossici a discapito dell'ambiente e della salute della popolazione. Ricordiamo l'inchiesta su la "Terra dei Fuochi", che nel 2000 fece emergere l'interramento di rifiuti tossici e il relativo scoppio di numerosi roghi nelle campagne tra la provincia di Napoli e Caserta.
Il tutto oltre ad aver avuto un peso notevole sulla salute dei cittadini del luogo, ha inoltre causato danni all'agricoltura della Campania (non solo d'immagine), con conseguente crollo dei ricavi dell'intera filiera.