Dire che l'uomo apprende dalla Storia è, in realtà, un grande falso storico. La Storia stessa dimostra come gravi fenomeni si siano riproposti nel corso delle varie epoche con dimensioni più o meno preoccupanti. L'antisemitismo è uno di questi elementi e toccò il proprio apice, come purtroppo sappiamo, con la Germania nazista. Ma non è certamente un 'virus' che è stato debellato con la sconfitta del Terzo Reich, anzi negli ultimi anni stiamo assistendo ad una recrudescenza. Soltanto pochi mesi fa, un sondaggio effettuato dalla Anti Defamation League, istituto di ricerca che si occupa di sondaggi relativi alla comunità ebraica nel mondo, ha fornito un quadro tutt'altro che positivo.

Nel vecchio continente, infatti, l'antisemitismo è in crescita e raggiunge dimensioni preoccupanti in più di un Paese.

Il triste primato greco

Oggi la Grecia è, a tutti gli effetti, la nazione europea più ostile agli ebrei con una punta del 69 %. Viene seguita ad una certa distanza da Polonia (45 %) e Bulgaria (44). Per nulla rassicurante la situazione della Francia dove la percentuale ostile ad Israele ed agli ebrei è compresa tra il 36 ed il 42 %, la stessa di Paesi come l'Ungheria, la Bielorussia e l'Ucraina. In nazioni come Spagna, Croazia o Romania, la percentuale è compresa tra il 29 ed il 35 %. Anche in Italia è un fenomeno in crescita, la rilevazione effettuata nel 2014 poneva la percentuale al 20, con una salita di quasi 9 punti nell'anno successivo.

I Paesi quasi del tutto immuni sono il Regno Unito, l'Olanda e la Svezia, dove le percentuali sono minime, rispettivamente dell'8, del 5 e del 4 %. Il Paese più antisemita del mondo, ovviamente e per ragioni precise, è la Palestina con una percentuale del 93 %, seguita da Iraq (92), Egitto (75) ed Arabia Saudita (74). Paesi islamici come Turchia (69 %) ed Iran (56) hanno percentuali paradossalmente uguali o inferiori alla citata Grecia.

Negli Stati Uniti, invece, la percentuale di antisemtismo è del 9 % mentre il Paese più 'accogliente' nei confronti degli ebrei è il Laos, dove c'è una percentuale discriminatoria invero minima di appena 0,2 %.