La Corte dei Conti del Lazio indaga sul cachet milionario Rai riservato a Fabio Fazio. I magistrati dovranno accertare se siano configurabili danni erariali, come ampiamente ipotizzato dall'onda di piena delle polemiche, difficile da arginare con un semplice botta e risposta. L'inchiesta, aperta dal procuratore capo Andrea Lupi, è stata assegnata al viceprocuratore generale, Massimiliano Minerva. Si tratta di un atto dovuto dopo l'esposto del deputato Pd Michele Anzaldi, segretario in Commissione Vigilanza Rai.
Il documento, depositato il 24 giugno scorso anche presso l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), ha acceso i riflettori sul rinnovo del contratto con cifre da capogiro ammissibili in deroga al tetto compensi di 240mila euro lordi (per via della natura "artistica" della prestazione), nonostante l'incombente spettro della spending review.
Il dem Anzaldi: 'Possibile danno erariale'
L'accordo raggiunto sul rinnovo di Fazio in Rai, che passa sulla rete ammiraglia con un contratto sino al 2021, ha scatenato un'accesa polemica in materia di "legittimità" dell'operazione. A sollevare maggiormente il vento della critica è stato il deputato Michele Anzaldi, che ha fatto precise osservazioni sull'eventuale configurabilità di un danno erariale al servizio pubblico.
L'esponente dem ha rilevato criticità anche per quanto concerne l'assegnazione del compenso a Fazio "attraverso una società che al momento risulta non costituita", ipotizzando all'orizzonte il profilarsi di un'anomalia relativa alla stipula di "un contratto quadriennale e non triennale, che scavalca anche il prossimo Cda".
L'esposto alla Corte dei Conti
Il rinnovo milionario è dunque nel mirino della magistratura contabile, che dovrà dipanare la matassa di una vicenda che da più parti si definisce scandalosa. E in questi termini ha parlato anche Anzaldi, indicando nel suo esposto che la situazione volge verso "uno scandalo di grandi proporzioni che colpisce le casse dell'azienda", oltre a provocare un "danno reputazionale" per un Paese come l'Italia, stretto nella morsa potenzialmente letale di una crisi che non accenna ad allentarsi.
"Casta di intoccabili", ha detto chiaramente Anzaldi, ribadendo il suo disappunto nel documento ora al vaglio della Corte dei Conti.
Sotto la lente della magistratura anche presunte anomalie contrattuali indicate nell'esposto dal deputato Pd, tra cui l'assegnazione parziale della produzione di Che tempo che fa a una società esterna senza alcun bando di gara e la mancata osservanza della delibera del Cda sulla riduzione del 10% dei compensi sopra il tetto dei 240mila euro.