La polizia lo ha trovato al buio, incatenato mani e piedi e in severo stato di malnutrizione: per un bambino di 4 anni è stato provvidenziale l'intervento degli agenti che lo hanno liberato da quel baratro di abusi e privazioni in un appartamento a nord di Città del Messico. Sul piccolo sono presenti vistosi segni di tortura e gravi lesioni (molte delle quali a carico della testa), presumibilmente causate da colpi sferrati con un corpo contundente. Oltre a questo, il team di medici e psicologi che ha preso in carico il bambino, ha scoperto tantissime cicatrici da bruciature di sigaretta.

Ma quello che sembra emergere con più insistenza in queste ore getta un'ombra ancor più sinistra sulla vicenda.

L'identità degli aguzzini

La polizia intervenuta in un appartamento a Città del Messico non ha creduto alla versione di una coppia, un uomo e una donna identificati come Juan Carlos Loaeza e Olivia Castro e arrestati, che si era dichiarata legata al bambino da un rapporto di parentela. Nello specifico, i due avrebbero riferito agli agenti di essere gli zii del piccolo, il cui nome è Antony, e di essere in attesa che il padre venisse a riprenderlo.

Gli investigatori, non convinti, hanno fermato la coppia e il bambino è stato trasportato in una struttura sanitaria. Ad accendere l'attenzione investigativa su questo caso, altrimenti sconosciuto alle autorità, è una segnalazione giunta sul tavolo del capo dell'ufficio Protezione infanzia di Città del Messico, Victor Hugo Lobo.

Una telefonata anonima avrebbe fatto scattare l'operazione, dopo l'allarmante indicazione della presenza di un minore in stato di prigionia in un angusto appartamento di un quartiere a nord della città.

Legato, torturato e malnutrito

Antony ha appena 4 anni e al momento in cui i suoi salvatori hanno fatto irruzione in quel covo di dolore non era in grado di parlare, tale era lo stato di malnutrizione e stenti in cui era costretto a sopravvivere.

Non è chiaro da quanto andasse avanti la sua prigionia, lontano dalla sua famiglia (sulle cui tracce si stanno muovendo ora gli inquirenti).

Aveva catene ai polsi e alle caviglie, il corpicino ridotto a cumulo di pelle e ossa, lo sguardo spento ma capace di comprendere che finalmente, per lui, era giunta la tanto sognata libertà.

Numerose le bruciature di sigaretta in varie parti del corpo, lesioni multiple agli arti, al tronco e alla testa (su cui i medici hanno riscontrato la presenza di ripetuti traumi, verosimilmente da colpi portati con estrema violenza). I segni di torture e abusi sono piuttosto evidenti, ma non hanno impedito al piccolo Antony di dire il suo nome e quello dei genitori. Proprio su questo si sta concentrando lo sforzo investigativo: sembra prendere piede l'ipotesi che si tratti di un minore di cittadinanza americana. Lo hanno riferito fonti di polizia messicane, per le quali si è resa necessaria la cooperazione dell'ambasciata statunitense.

Choc in Messico, per uno dei casi di violenza su minori più drammatici degli ultimi tempi.

Su come il piccolo sia arrivato in quell'abitazione e dove sia esattamente la sua famiglia, vige il massimo riserbo delle autorità, che lavorano in sinergia con gli Usa su questa vicenda, probabilmente destinata a risolversi in breve tempo se l'identità del bambino dovesse rivelarsi quella di un minore scomparso.