Legnano, Chiesa di San Magno, ore 14.30. Entro in Chiesa affollata, cerco il mio solito posto di ogni domenica. E’ occupato. Sono costretta a rimanere in piedi, fa un gran caldo. A celebrare c’è lo stesso prete, Monsignor Angelo Cairati, ma non è solo sull’altare. Ci sono almeno altri 8 sacerdoti tra cui un vescovo. Davanti a quell’altare c’è una bara, ma non una qualsiasi, la avvolge il tricolore e intorno ha una scorta di carabinieri in alta uniforme. Davanti, in prima fila, politici di alto lignaggio, un ministro, Martina, e il presidente della regione, maroni.

Dentro quella bara c’è un giovane, che giovane rimarrà per sempre, coi suoi 35 anni e con una vita rimasta bloccata. Bruno Gulotta, morto nell’attentato terroristico di Barcellona.

Il terrorismo non mi è mai stato più vicino, potevo vederlo, toccare con mano ciò che aveva fatto. E che terribile cosa aveva fatto, togliere la vita a un uomo che è padre, marito e figlio.

Ricordo i primi attentati dell’Isis, le immagini delle vittime trasmesse sulle televisioni, i loro funerali, i parenti straziati dal dolore, e poi te li trovi lì, sotto gli occhi, non c’è più lo schermo di un televisore in mezzo, sei tu che vivi la scena in prima persona, nella tua città, nella tua Chiesa, nella tua intimità. Quel posto tranquillo che frequenti ogni domenica diventa quello che è stata la basilica di San Marco per Valeria Solesin, quello che sono state altre Chiese per altre vittime della jihad.

Durante l’omelia Monsignor Cairati ha sottolineato una frase del Vangelo “la vita non si toglie, si dona”.

La bellezza del dono, della solidarietà e della fratellanza, molto forte e sentita oggi. Questa è stata la più bella risposta all’Isis e al suo folle intento, l’unità di una comunità e di un’Italia che si sono strette attorno alla famiglia di Bruno, che hanno rifiutato l’idea della paura riproponendo con forza i loro valori, la loro cultura, la loro forza e voglia di vivere simboleggiata da un lungo e commovente applauso che ha salutato quella bara macchiata dal terrorismo che usciva dalla chiesa.

Un applauso caldo, lungo e sincero, spontaneo.

Vi riporto una frase che durante l’omelia ha detto Monsignore “C'è ancora tanta bella e brava gente come te, Martina, e la tua famiglia il mondo è ancora un bel posto”.

Lottiamo per far si che rimanga tale. Come? Non con le armi, ma tenendo a mente quella frase del Vangelo “La vita non si toglie, si dona!”.