caritas e ministero dell'interno sono sul piede di guerra. Sala la tensione tra il ministro dell’interno marco minniti e la Caritas per una norma contenuta nel decreto del sull’immigrazione. La contestazione riguarda la nuova procedura di notificazione che entrerà in vigore dal 12 agosto.

Le associazioni religiose sono pronte ad una disobbedienza che comporterebbe non pochi problemi a sindaci e prefetti, gli amministratori che fino ad oggi hanno potuto contare sul prezioso aiuto delle Caritas locali e delle parrocchie per arginare un fenomeno sempre più preoccupante.

La norma

La norma al centro del dibattito è quella che passa ai responsabili delle strutture di accoglienza l'obbligo di informare gli ospiti degli atti emessi dalle Commissioni territoriali, inclusi gli esiti della domanda di asilo.

Detto in parole povere, se la domanda non viene accolta dovranno essere i responsabili delle strutture a dover comunicare ai migranti che non possono restare sul territorio nazionale, diventando di fatto pubblici ufficiali.

Luciano Gualzetti, direttore della Caritas ambrosiana, ha dichiarato che non è in discussione la volontà di continuare a offrire assistenza ai richiedenti asilo, ma il problema è che la norma trasforma i responsabili dei centri di accoglienza e i parroci, nel caso quest’ultima venga effettuata in parrocchia, in ufficiali giudiziari con responsabilità civili e penali.

La soluzione che il direttore propone, già ribadita al ministro con una lettera ufficiale, è che siano Comuni e Prefetture tramite il loro personale a notificare i provvedimenti, evitando così di snaturare il ruolo dei responsabili di struttura e dei parroci.

Le richieste di Gualzetti sono chiare e precise e paventano ripercussioni importanti, il direttore è disposto a rivedere tutto il piano di accoglienza della Caritas se dopo il 12 agosto la norma in questione non sarà modificata, verranno riviste le convenzioni con le prefetture e il coinvolgimento delle parrocchie.

Conseguenze disastrose per i sindaci?

Se questa retromarcia nell’aiuto all’accoglienza dovesse concretizzarsi, per prefetti e sindaci potrebbe voler dire dover trovare soluzioni alternative per dare ospitalità a quasi 2.200 immigrati, cioè tutti i richiedenti asilo che la Caritas Ambrosiana, su richiesta e spinta di papa Francesco, attualmente ospita nelle sue 206 strutture sul tutto il territorio della diocesi lombarda.

La Lombardia è infatti la regione che accoglie il maggior numero di immigrati e, nonostante da gennaio ad oggi il numero degli arrivi in Italia sia sceso del 2,73% (95.215 arrivi, rispetto ai 97.892 del 2016), l'emergenza resta comunque alta.