Pyongynag continua con i suoi test missilistici, questa volta facendo partire un missile balistico da un sottomarino. Dopo l'ultimo Ibcm, infatti, Kim Jong un torna a mostrare i muscoli, spaventando il Pentagono e allertando al contempo Seul, certa che Pyongyang sia sul punto di "evolvere un sofisticato sistema Sibm per sottomarini", in modo da rendere la sua potenza nucleare ancor più efficiente e distruttiva.
Test balistico riuscito con successo
Il test si è svolto il 30 luglio nel cantiere Sinpo, centro di sviluppo dei sottomarini nordcoreani, e avrebbe avuto come scopo quello di mettere a punto una particolare tecnologia per "espellere un missile a vapore da un sottomarino prima dell'accensione del motore".
Si tratta dunque del terzo lancio effettuato nello stesso mese. Una situazione di emergenza che ha spinto la Corea del Sud a dispiegare le restanti parti del Thaad. Inoltre il Pentagono avrebbe contattato il presidente sudcoreano Moon Jae-in, con cui si è apprestato a ridefinire alcune "manovre tattiche" inerenti allo scudo antimissile dislocato in Corea del Sud, ora al pieno della sua efficienza. Il Thaad, infatti, è costituito da sei lanciatori di missili, ma prima della richiesta di Seul, solo due di essi erano efficienti e pronti al fuoco.
La risposta di Pyongyang a Seul
Contro l'iniziativa di Seul si è subito scagliata la stampa nordcoreana, giudicando i sudcoreani dei "traditori che fanno il gioco del nemico capitalista".
Inoltre, secondo Pyongyang, Seul ignora la volontà del popolo sudcoreano, artefice negli ultimi mesi di numerose manifestazioni anti-thaad. "Intendono a compiere azioni in nome della pace, ma allo stesso tempo tradiscono quanto affermano scegliendo di armarsi con il Thaad", afferma la stampa nordcoreana, certa che la Corea del Sud sia influenzata dalle continue pressioni politiche di Washington, accusata di manovrare Seul per scopo geopolitici personali.
Corea del Sud 'dominio Usa'?
Pertanto, Pyongyang teme che lo scopo di Washington sia quello di rendere la Corea del Sud una colonia americana, in vista della sua presunta missione di espansione in Asia. Proprio per questo, ha fatto sapere che "non riuscirebbe a tollerare ulteriori appoggi al Pentagono da parte di Seul", e si augura che questa losca collaborazione termini il prima possibile.
Il leader Kim Jong un, d'altra parte, vede l'alleanza con Washington come una manovra militare ben precisa del Pentagono, e ha ribadito che "nessun'altra sanzione da parte della Casa Bianca potrà fermare la corsa al nucleare di Pyongang, neanche l'alleanza con la Seul".