L'impegno, portato avanti dal Governo italiano da mesi, di organizzare il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo ha subito una grave battuta d'arresto, dopo il rifiuto giunto da 5 ong su 9 invitate dal Viminale a siglare l'intesa. Il Premier Gentiloni prende atto della rottura e annuncia contromisure a seguito del comportamento manifestato dalle organizzazioni ribelli, capeggiate da Medici senza frontiere.

I motivi della rottura

Nella giornata di ieri, lunedì 31 Luglio 2017, le organizzazioni senza fini di lucro operanti al largo della Libia con lo scopo di soccorrere i richiedenti asilo sono state convocate a Roma per visionare e adottare un memorandum d'intesa in 13 punti redatto dall'Esecutivo italiano.

Tra i punti contesi sono elencati gli obblighi da osservare da parte degli enti non lucrativi, per essere riconosciuti quali collaboratori nelle operazioni di soccorso. Si va dal divieto di spegnere gli apparecchi di rilevamento al divieto di entrare nelle acqua territoriali libiche, fino ai due punti rifiutati da MSF: l'obbligo di ricevere le forze armate impegnate in operazioni di controllo di varia entità e il divieto di trasbordo dei passeggeri da una nave all'altra durante il tragitto.

Fanno proprie le stesse ragioni anche la partecipante tedesca al summit, Jugend Rettet, e in parte la spagnola Proactiva open arms e la francese Sos Méditerranée, che si riservano il diritto di firmare il documento una volta che saranno confermati gli abituali standard di lavoro dei volontari impiegati dalle stesse.

Quasi inaspettatamente, nella stessa giornata giunge una lettera, in cui si dichiarano accettate le condizioni del trattato per la sicurezza dei migranti assistiti, da parte di una nota organizzazione molto controversa nei mesi passati: la maltese Migrant offshore aid station (MOAS), cui si aggiunge il sì della più nota Save the children.

Le conseguenze per le Ong contrarie

Nelle parole del Presidente del Consiglio italiano, le Ong che hanno rifiutato l'accordo "saranno trattate esattamente come le altre navi che operano nel Mediterraneo, nel rispetto della vigente legislazione e nazionale". In pratica, le loro imbarcazioni saranno sottoposte a severi controlli una volta giunte in acque territoriali italiane, senza comportare al momento sanzioni ulteriori.

Le Ong rinunciatarie hanno richiesto modifiche al memorandum per giungere ad un'intesa piena col Governo. Per ora, le trattative sono ferme: i ministri Pinotti e Alfano avrebbero valutato diverse idee nel tempo; l'ultima delle quali, su richiesta delle autorità libiche, quella di inviare navi italiane al confine nordafricano al fine di bloccare la partenza di convogli non autorizzati. Le procedure per i negoziati sono quindi in evidente fase di stallo, in attesa di nuovi incontri chiarificatori con le Ong interessate.