Dopo gli scontri di Charlottesville, nei quali tre persone hanno perso la vita, la lotta contro il suprematismo bianco non si è fermata, al contrario questo movimento si è esteso ed ora prende di mira i simboli di coloro che hanno fatto la storia americana, personaggi che non vengono visti come eroi, ma come colonizzatori e sterminatori di popoli pacifici. Sotto l'ultima statua di Cristoforo Colombo, vandalizzata nel Queens e ritrovata giovedì, troneggia a dimostrazione la scritta "Non onorare il genocidio. Abbattilo".
La guerra delle statue decapitate sta contagiando diverse città americane.
Los Angeles, Seattle, Denver, Albuquerque e tante altre città hanno già annullato il Columbus Day sostituendolo con l' "Indigenous and Native People Day", festa in onore dei nativi indiani d'America. Chrissie Castro, vicepresidente della commissione dei nativi americani di Los Angeles, ha infatti definito questa commemorazione come la celebrazione di un genocidio sponsorizzato dallo Stato, la cui festa sarebbe un'ingiustizia in qualunque altro giorno dell'anno.
Nella città di New York il sindaco italo-americano Bill De Blasio non cancellerà la parata annuale che attraverserà Manhattan per arrivare al busto del celebre navigatore presente in Central Park. Nel frattempo però il volto del nostro compatriota è stato inserito dal consiglio comunale newyorkese nella lista dei personaggi indesiderati e a rischio abbattimento.
E' stata convocata una commissione che ha a disposizione novanta giorni di tempo per esaminare i monumenti che potrebbero essere associati a razzismo e antisemitismo.
L'accanimento contro Colombo non sta lasciando tutti indifferenti, anche la Farnesina si è espressa in sua difesa considerandolo simbolo dei successi italiani nel mondo ed elemento fondamentale della storia, non mettendo in discussione in alcun modo che la scoperta dell'America resti patrimonio dell'umanità.
Le comunità italo-americane non sono rimaste a guardare e sono scese a manifestare e difendere i monumenti in onore di Colombo e il Columbus Day. Anche il direttore e fondatore della rivista americana "The American Prospect", Robert Kuttner, si è schierato in difesa dell'esploratore genovese sostenendo che la storia non può essere cancellata ma solo accettata per quello che è stata.
Prendere a martellate le statue dei padri fondatori non porterà a nessun cambiamento.
Great to get rid of monuments to Confederates but lets not play into Bannon's hands on wrecking founding fathers. https://t.co/g70ewBpctC
— Robert Kuttner (@rkuttner) 30 agosto 2017