Non ha pace né giustizia, neanche da morta. È trascorso ormai un anno dalla tragica fine di Tiziana Cantone. Il 13 settembre 2016, la 31 enne di Casalnuovo di Napoli, si suicidò dopo che il suo ex fidanzato, Sergio Di Palo, aveva diffuso prima tra amici, poi sul web, un video hard che la ritraeva, scatenando una gogna mediatica. Un incubo che l'ha devastata psicologicamente: riconosciuta in strada e insultata, era entrata nel tunnel dell'anoressia e aveva già tentato il suicidio due volte. Oltre ad esserle negato il diritto all'oblio - che aveva chiesto con procedura d'urgenza - al danno si è aggiunta la beffa, la peggiore: Tiziana era stata condannata a risarcire i siti internet che aveva citato in giudizio.
Da allora, il problema resta irrisolto, il video circola ancora su siti porno americani, come denunciato al Fatto quotidiano da Giuseppe Marazzita, l'avvocato della madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio.
Onnipotenza del web, video ancora in rete
Il video che ha provocato il suicidio di Tiziana Cantone è ancora visibile su un sito porno americano: se il file viene cancellato, qualcuno lo ricarica altrove. L'unica cosa certa, dopo un anno dal dramma di Tiziana, sembra essere la perdurante e inattaccabile onnipotenza del web che, senza pietà e nel deficit normativo, continua a offendere la memoria proprio di una sua vittima. Tre video di varia lunghezza, uno con il nome e cognome della donna napoletana, denuncia l'avvocato, sono ancora on line: eliminarli dai circuiti hot, che riescono a sfuggire a norme e iniziative legali, appare quasi impossibile.
Le diffide che l'avvocato ha inviato a tutti i siti che finora sono stati individuati, hanno avuto esito diverso: se quelli italiani hanno risposto rimuovendo i file, non sempre è stato così con quelli stranieri, in particolare americani. Accade che il video rimosso con il nome di Tiziana, ricompaia caricato su un altro sito con altro nome.
Se la battaglia legale combattuta contro Facebook per eliminare gruppi e pagine di 'haters' che incitavano allo scherno della ragazza, è stata vinta, molto resta da fare.
Indagine su Facebook Italia
Facebook resta comunque nell'occhio del ciclone. O meglio Facebook Italia. Perché, pur essendo stato diffidato, lasciò in Rete i video di Tiziana.
Mentre è stata archiviata la posizione dei sei indagati che Tiziana aveva querelato ritenendoli responsabili della diffusione on line dei video incriminati, il gip di Napoli ha disposto un supplemento di indagine chiedendo alla procura di verificare responsabilità di Facebook Italia. "La diffamazione grave a nostro avviso avvenne qui, è su Facebook che iniziò il calvario di Tiziana", ricapitola l'avvocato. Da quando la donna vide sul social il suo nome associato ai siti porno, cominciò la sua disperata battaglia, mentre sul web nascevano a macchia d'olio pagine che istigavano alla violenza, alla discriminazione. Finché il diritto all'oblio negato, l'ha strappato con la scelta estrema.
La lettera della mamma di Tiziana
"Eviti che mia figlia sia morta invano". Lo scorso 21 agosto, la mamma di Tiziana Cantone, ha scritto una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini, che aveva annunciato di voler contrastare chi incita alla violenza sul web e la insulta on line, chiedendo giustizia per sua figlia. "Io aspetto solo di farle giustizia e di ricongiungermi a lei". Ha scrtto Maria Teresa Giglio: "non è stato individuato neanche un colpevole" e questo dopo "un anno di tritacarne virtuale, pagine fake con i suoi profili delle quali non si conoscono ancora i nomi dei gestori, la sua immagine infarcita di epiteti senza vergogna, continue diffamazioni, ingiurie".