Gaetano Maria Amato, di cinquantasette anni e di origini messinesi è stato fermato ed arrestato dalla polizia della città di messina per pornografia minorile. L'uomo lavorava da parecchi anni alla Corte d'Appello di Reggio Calabria ed era già stato accusato e denunciato nel 2009, mentre era in servizio a Messina, per presunti ritardi nella deposizione degli atti. Ai tempi vennero presi dei provvedimenti interni che, a quanto pare, non avrebbero intimorito per nulla il giudice che ha continuato imperterrito nella strada che aveva erroneamente scelto.

Venendo incontro all'uomo, forse anche grazie (o a causa) della carica che rivestiva, il procuratore capo Maurizio de Lucia è riuscito ad ottenere una ordinanza di custodia cautelare all'interno del carcere di Messina ed è stato richiesto di fare particolare attenzione nel non diffondere i particolari della vicenda, proprio per salvaguardare l'identità e la privacy delle vittime in questione.

Il giudice, Gaetano Maria Amato, ed il reato di pornografia minorile

Gaetano Maria Amato, di origini messinesi, inizia la sua carriera nell'ambito giudiziario e giuridico come pretore nel comune di Naso, un piccolo paese di circa quattromila abitanti all'interno della provincia di Messina, dal quale poi ha richiesto un trasferimento per poter lavorare proprio nella sua amata città natale.

Nel 2009, infine, Amato viene trasferito alla Corte d'Appello di Reggio Calabria, l'ultimo luogo che lo vedrà impersonare l'immagine di un giudice di corte. Era stato ammonito dal consiglio superiore Magistrale per dei presunti e sospetti ritardi nel depositare gli atti mentre era di servizio a Messina. Non si trattava di un singolo atto che era stato depositato ben oltre il termine consentito, e che probabilmente poteva essere abbuonato, ma c'erano più atti a colpevolizzare la sua immagine e che hanno portato dapprima ad una semplice ammonizione e, successivamente, al fermo da parte delle forze dell'ordine.

Il reato di pornografia minorile prevede l'arresto e la reclusione per un massimo di dodici anni e viene messa in atto sia quando si trova qualcuno con materiale pedopornografico in mano che quando questi sfrutta ragazzi e/o ragazze ancora minorenni per girare video pornografici. Accuse gravissime che non lasciano di certo pulita l'immagine e la presenza di un giudice di corte che, secondo lo stato, dovrebbe punire i colpevoli restando nella "purezza" della propria fedina penale.