“L'ultimo episodio dell’ordinanza renziana che colpisce i giornalisti non ossequienti non stupisce più di tanto”. Con queste parole il giornalista Maurizio Caverzan de La Verità, quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, riesce ad inquadrare in maniera plastica quanto sta avvenendo in Rai. A partire dal 2014 l’epurazione di diversi giornalisti ritenuti ‘scomodi’, perché non allineati al renzismo imperante a viale Mazzini, è stata messa in pratica sotto due diversi direttori generali: Antonio Campo Dall’Orto prima, e Mario Orfeo adesso. A fare le spese di quello che da molti è stato definito editto bulgaro 2 (in omaggio a quanto fece Silvio Berlusconi con Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi, chiedendo le loro teste da quel di Sofia), è gente del calibro di Milena gabanelli, Giovanni Floris, Massimo Giannini, Nicola Porro e Massimo Giletti.

L’Editto bulgaro di Berlusconi

Era il 18 aprile del 2002, quando l’allora premier Silvio Berlusconi, in visita ufficiale nella capitale bulgara Sofia, denunciò quello che dal suo punto di vista era un vero e proprio “uso criminoso” della tv pubblica da parte dei giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi. La dirigenza Rai, secondo l’ex Cavaliere, avrebbe dovuto avere il “preciso dovere” di non permettere più che questa circostanza si verificasse ancora. Fatto poi puntualmente avvenuto con la cacciata dei tre dagli schermi Rai e passato alla storia con la denominazione di Editto bulgaro.

Il caso Gabanelli

Di editto bulgaro 2 si è cominciato a parlare negli ultimi giorni, a seguito della decisione di Milena Gabanelli di abbandonare la Rai perché ha ritenuto poco soddisfacente la proposta avanzata dal dg Orfeo di affidarle la condirezione di Rainews24.

L’ideatrice e conduttrice per 20 anni della trasmissione Report, nelle intenzioni dell’ex dg Campo Dall’Orto avrebbe dovuto ottenere la direzione di Rai24, il portale dell’informazione online di viale Mazzini. Ma, una volta arenatosi questo progetto, lei aveva chiesto almeno di poter andare in onda con una striscia quotidiana di 4 minuti (un po’ come Il Fatto di Enzo Biagi) a ruota del Tg1 delle 20.00.

Niente da fare però, perché la Gabanelli è ritenuta una giornalista indomabile rispetto ai desiderata di Matteo Renzi, nuovo deus ex machina della politica italiana. Logico che il rifiuto da parte della Gabanelli della proposta ‘che si può rifiutare’ di Orfeo dovesse portare prima o poi, come infatti avvenuto, alle sue dimissioni.

Floris, Giannini, Porro e Giletti

Prima della Gabanelli era toccato ad altri giornalisti incappare nella censura preventiva imposta dal renzismo, ormai entrato con due piedi in viale Mazzini al posto del berlusconismo una volta al potere. Era l’estate del 2014 quando Giovanni Floris, storico conduttore di Ballarò, decise di fare le valigie per trasferirsi a La7 nonostante il fatto che, pochi mesi prima, l’allora premier Renzi avesse promesso di desiderare “una Rai di tutti e non dei partiti”. Sempre nel 2014 viene decisa la cancellazione di Virus, con conseguente allontanamento verso Canale 5 di Nicola Porro. Passano appena due stagioni televisive e la stessa sorte tocca a Massimo Giannini, successore di Floris a Ballarò, anche lui costretto ad emigrare sulla tv di Urbano Cairo per aver avuto l’ardire di definire “rapporto incestuoso” quello tra la famiglia Boschi e Banca Etruria.

Più recente, infine, la cancellazione, apparentemente inspiegabile, de L’Arena di Massimo Giletti (anche lui approdato a La7), sostituito la domenica pomeriggio su Rai1 dal programma flop delle sorelle Parodi.