Per anni il padre "orco" ha violentato, ripetutamente, sua figlia, però non sconterà neanche un giorno di carcere perchè il reato che ha commesso è stato prescritto. In primo grado l'uomo venne condannato a una pena di 10 anni dal tribunale di Treviso e in seguito, anche la Corte d'Appello di Venezia riconobbe la sua colpevolezza, ma a causa di una sentenza della Corte di Cassazione che ha ridotto, notevolmente, i tempi di prescrizione per i reati di violenza sessuale sui minori di 14 anni, i giudici d'Appello alla fine sono stati obbligati a pronunciare un verdetto di non luogo a procedere.

Questo non significa che l'imputato è stato assolto. Infatti, la Corte non ha avuto alcun dubbio sulla sua responsabilità penale per gli atti di violenza compiuti nei confronti della figlia minorenne, come è stato ben evidenziato nella lettura della sentenza. Pertanto ne consegue che "l'orco" non farà un solo giorno di prigione per quelle violenze perpetrate nei confronti della figlia anche se i giudici d'appello hanno confermato, nei suoi confronti, la condanna civile al risarcimento alla parte offesa.

Un nuovo trauma per la figlia

Per la figlia, ormai adulta, risulta impossibile dimenticare tutte le violenze e gli abusi subiti per anni e la prescrizione di questo reato rappresenta, per lei, una vera e propria ingiustizia.

Vedere il proprio stupratore libero e che mai trascorrerà un giorno in carcere le ha provocato un nuovo trauma che l'ha portata a rivivere quei momenti drammatici che mai potrà, del tutto, dimenticare. Era il 31 ottobre del 1995 quando all'età di otto anni, per la prima volta, suo padre la violentò rovinando la sua infanzia per sempre.

Lui ,46enne alcolizzato e violento, si era da poco separato e durante quel fine settimana, in cui accadde il terribile episodio, andò a prendere sua figlia dalla ex moglie dicendole che l'avrebbe portata a divertirsi alle giostre. Invece la condusse a casa sua dove la stuprò e la minacciò di non dirlo a nessuno.Gli stupri andarono avanti per anni e addirittura il padre permise anche ai suoi amici del bar che frequentava di abusare di lei lasciando che la toccassero e si spingessero oltre.

La fine dell'incubo

Quando il padre si risposò nel 2003 l'incubo per la giovane minorenne finì ed iniziò un percorso psicoterapeutico che l'ha portò, pian piano, alla guarigione. Fu in grado, così, di aprirsi e raccontare al fidanzato, alla madre e ai fratelli la drammatica storia vissuta. Sono stati quest'ultimi che, alla fine, l'hanno convinta a denunciare il padre all'autorità giudiziaria. Al processo di primo grado, assistita dal suo legale, ha avuto il coraggio e la freddezza di raccontare tutto ai giudici che hanno ritenuto credibile la sua versione dei fatti, giudicando colpevole il papà che tuttavia,grazie alla sentenza emessa dalle Sezioni Unite della Cassazione,non andrà in cella.