Sembrava che i sanguinosi segni della drammatica serata fossero stati dimenticati, ed tutto si fosse concluso con delle semplici dimissioni riparatrici. Ma i magistrati torinesi hanno proseguito il loro lavoro sulla orribile notte vissuta da migliaia di persone la sera del 3 giugno, radunate in una piazza da una partita di calcio. Trapelano le prime voci su una ventina di avvisi di garanzia, pronti alla consegna. Dopo cinque mesi di indagini, testimonianze, prove raccolte, i giudici sembrano avere le idee più chiare su quanto accaduto e sembra che anche i capi di imputazione siano diventati più pesanti.
La tragica serata
Non era la prima volta che i tifosi si ritrovavano insieme, in piazza, pronti a festeggiare l'eventuale vittoria della loro squadra. Mai, prima del 3 giugno, si sono segnalati a Torino disordini o disagi in questa tipologia di eventi. Probabilmente gli organizzatori, basandosi su questi precedenti, hanno sottovalutato la portata e la pericolosità dell'evento nel quale la psicosi collettiva, dettata dai recenti atti terroristici, avrebbe potuto svolgere un ruolo drammatico. Difficile spiegare in altro modo aver disatteso le raccomandazioni circa linee di fuga, controllo e presidio della piazza.
Qualcosa non quadra
Già dagli atti raccolti dalla Commissione d'inchiesta, decisa dal comune di Torino, emergono lacune inquietanti: mancanza di vertici decisionali, assenza di coordinamento fra gli attori in campo, inadeguatezza nell'identificazione di possibili situazioni di pericolo.
I venditori abusivi hanno venduto bottiglie in piazza sin dal primo pomeriggio (i vetri rotti a terra sono stati una delle principali cause dei numerosissimi feriti). Le aree perimetrali alla piazza stessa sono state occupate dai chioschi ambulanti, diventando un possibile e pericoloso tappo per l'uscita. Transenne poste verso le 14, quando il pubblico aveva cominciato ad assieparsi nella piazza sin dalle 8 del mattino.
Uno dei punti cardini per la sicurezza della manifestazione, imposto dalla Questura, era il presidio del parcheggio sotterraneo: nel pieno della giornata gli abusivi utilizzavano quel passaggio per rifornirsi di bottiglie da vendere.
Gli esiti del disastro
Al termine del dramma si conteranno più di 1.500 feriti, di cui tre gravi fra cui una signora di 38 anni, deceduta poi giorni dopo.
Gli interventi successivi messi in atto dall'amministrazione comunale, come ad esempio imporre una sorta di coprifuoco (rapidamente tolto fra le generali proteste) in zone di Torino che nulla avevano a vedere con quanto accaduto, sono sembrati più un intervento di facciata, per esempio 'chiudere la stalla quando i buoi erano ormai già scappati'.
La procura consegnerà a breve gli avvisi di garanzia e l'iter legislativo proseguirà il suo cammino alla ricerca delle responsabilità e della verità sull'accaduto. Se lo aspetta la città, lo aspettano i feriti e i parenti della vittima.