Novità a quattro giorni dalla scomparsa del sottomarino argentino Ara San Juan con a bordo 44 militari: sette chiamate registrate tra le 10:52 e le 15:42 di sabato 18 novembre di una durata tra i 4 e i 36 secondi indicano, sebbene fallito, un tentativo di connessione con la terra ferma. il ministro della Difesa argentino, Oscar Aguad, rientrato d'urgenza dal Canada, ha dichiarato in un tweet che i segnali provengono dal sottomarino disperso.

La rotta del sottomarino

San Juan era partito l'8 novembre da Ushuaia, estremo sud dell'Argentina, diretto a Mar del Plata, vicino Buenos Aires.

Mercoledì mattina i contatti radio sono saltati. Il portavoce della Marina Militare, Enrique Balbi, ha ammesso che le condizioni atmosferiche non aiutano le operazioni di ricerca: onde di sei metri e forti venti indeboliscono il segnale radio del sottomarino.

Le operazioni di ricerca

A seguito della fuga di notizie dal web sulla presunta scomparsa, la Marina è stata costretta ad ammettere che dell'Ara San Juan se ne erano perse le tracce. L'ipotesi più accreditata, data la mancanza di contatti radio, è stata quella di un problema elettrico che potrebbe aver danneggiato i sistemi d'emergenza. Nel frattempo sono partite le operazioni di ricerca: il ministro degli Esteri ha reso noto che il Cile e gli Stati Uniti hanno messo a disposizione i loro mezzi e, secondo il New York TImes, un aereo della NASA britannico sarebbe partito in soccorso dell'Argentina.

Anche Brasile, Uruguay, Perù e Sud Africa stanno offrendo il loro aiuto.

La storia

Lo scafo è in dotazione alla Marina argentina dal 1985 e tra il 2007 e il 2014 è rimasto fermo per lavori di manutenzione: 960 elementi delle batterie, dove potrebbe essere sorto il problema, sono stati sostituiti o riparati. Tra i 44 membri dell'equipaggio e in un ambiente tradizionalmente maschile, c'è anche Eliana Maria Krawczyk: la prima donna ufficiale subacquea in 71 anni di storia della Marina argentina.

Solidarietà

Intanto il paese rimane con il fiato sospeso. L'ammiraglio Gabriel Gonzalez, responsabile della base navale di Mar del Plata, ha tranquillizzato i parenti dei marinai affermando che a bordo ci sarebbe cibo e ossigeno a sufficienza per sopravvivere a un'emergenza. Sembra meno fiducioso Julio Langani, uno degli ingegneri che ha monitorato la costruzione del sommergibile, il quale ipotizza un surriscaldamento delle batterie e la possibilità dell'emissione di un gas clorato mortale.

Anche Papa Francesco, di origine argentina, in un messaggio inviato ai vescovi assicura la sua vicinanza ai 44 membri dell'equipaggio e alle loro famiglie, nella speranza che queste possano presto riabbracciare i propri cari.