Sconfiggere il traffico di esseri umani e costruire la legalità delle immigrazioni. E' quanto emerso dalla partecipazione del ministro Marco Minniti all'ultimo "Question time" tenutosi alla Camera dei deputati. Diversi i temi affrontati, e tutti di una certa rilevanza. Il ministro si è soffermato sull'incidente del 6 novembre, nel corso di un'operazione di soccorso a trenta miglia dalla libia. Sul caso è stata avviata un'indagine dalla Procura di Ragusa. Il Governo vuole che sia fatta piena luce sulla drammatica vicenda e intende attivare tutte le iniziative per evitare che non si ripetano episodi analoghi.

Dalle testimonianze raccolte, i dispersi sarebbero circa cinquanta. A Pozzallo sono giunte decine di migranti, in diversi sono rimasti feriti, altri non ce l'hanno fatta.

La legalità delle immigrazioni

Minniti ha ricordato che la Libia non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra del 1951, ma il tema dei diritti umani per il nostro Paese è "una questione irrinunciabile". Dal sito internet ministeriale si apprende che a Berna, lunedì scorso, con il ruolo primario dell'Italia, i ministri dell'Interno di un massiccio numero di nazioni europee e del Nord Africa, e fra queste anche la Libia, hanno siglato un documento riguardante gli impegni relativi ai diritti dei migranti e al diritto alla cosiddetta "protezione internazionale".

Minniti ha sottolineato l'importanza del fatto, perché l'alternativa non può certamente essere costituita dalla rassegnazione "all'impossibilità di governare i flussi migratori". Significherebbe consegnare "le chiavi delle democrazie europee" a persone senza scrupoli, i trafficanti di esseri umani. In tale contesto, va promossa e costruita "la legalità nel campo delle immigrazioni".

Si punta a un 'Comprehensive Approach'

L'Italia pensa a un radicale cambio di strategia, in vista del Piano operativo 2018: il modello di operazione congiunta, Frontex, non è più ritenuto adeguato nell'attuale scenario migratorio. Si punta a un "Comprehensive Approach", per una strategia delle frontiere che sia effettivamente integrata, ma soprattutto condivisa.

E qui sta il difficile. Secondo Minniti, occorre occuparsi del tema dell'immigrazione fin dal momento del soccorso fra le acque, sino al rimpatrio di quanti non possono e non devono permanere nel territorio europeo perché non ne hanno diritto. Dallo scorso luglio è stata avviata una vera e propria "rivisitazione" del noto Piano operativo "Triton", la cui conclusione è prevista alla fine dell'anno, precisamente il 31 dicembre prossimo.

I centri di permanenza per i rimpatri

Attualmente sono cinque i centri di permanenza per i rimpatri, realizzati per dare efficacia alle procedure di esecuzione dei singoli provvedimenti di espulsione e per un immediato rimpatrio delle persone considerate potenzialmente pericolose per la sicurezza.

A breve sarà attivato un altro centro, a Potenza. Entro la fine dell'anno, inoltre, altri cinque sorgeranno in diverse regioni. Minniti ha spiegato che tutte le procedure riguardanti l'allontanamento si svolgono nel pieno rispetto del diritto dell'interessato. Le cifre: dall'inizio del 2017 sono stati circa 40 mila gli immigrati rintracciati in posizione irregolare. L'incremento è stato del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016. In oltre 17 mila sono stati allontanati dall'Italia. In questo caso l'incremento è stato del 14 per cento. L'Italia e l'Ue hanno siglato accordi per contrastare l'immigrazione non regolare con otto Paesi africani, dall'Algeria al Sudan. Il discorso riguarda anche Gambia e Senegal, nonché Ghana e Nigeria. L'intesa coinvolge pure Gibuti e Niger. Attivate iniziative specifiche, invece, con Egitto, Tunisia e Libia. Infine, in corso i lavori con il Bangladesh per un rapido programma di rimpatri.