Secondo Liliana Segre quando i pochi testimoni diretti della shoah rimasti in vita se ne saranno andati, con loro rischia di venire seppellito anche il ricordo di ciò che è stato l’Olocausto compiuto dai nazisti contro gli ebrei con i campi di concentramento. La sorprendente dichiarazione fa ancora più scalpore se si pensa che la Segre, solo pochi giorni fa, il 19 gennaio, è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Parole di pietra, pronunciate dalla donna sopravvissuta alla prigionia nel lager di Auschwitz nel corso di un’intervista rilasciata a Tv2000.
Ricordiamo poi che il 27 gennaio si celebra, come di consueto, il Giorno della Memoria.
Segre: ‘Il mare si chiuderà completamente sopra di noi nell’indifferenza’
L’intervista rilasciata da Liliana Segre a Lucia Ascione, inviata della trasmissione di Tv2000 Bel tempo si spera, verrà trasmessa solo domani, 24 gennaio, ma alcune anticipazioni sono già filtrate sulle agenzie di stampa. “Noi testimoni della Shoah stiamo morendo tutti, ormai siamo rimasti pochissimi, le dita di una mano” è questo il ‘grido di dolore’ lanciato dalla reduce dell’Olocausto. La Segre è purtroppo convinta che “quando saremo morti proprio tutti, il mare si chiuderà completamente sopra di noi nell’indifferenza e nella dimenticanza”.
Una infausta premonizione, pronunciata però da una persona che, meglio degli altri, può comprendere se la memoria di quei fatti sia ancora viva nella società moderna.
La Segre e il Giorno della Memoria
Liliana Segre, classe 1930, è una delle ultime ebree italiane sopravvissute alla Shoah ancora in vita. Da senatrice a vita, però, ci si sarebbe aspettati uno slancio di ottimismo in più, se non altro perché, tra soli quattro giorni, si celebra il Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale, istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu il 1 novembre del 2005, per commemorare le vittime della Shoah.
La Segre, che sarà presente il 25 gennaio al Quirinale per le celebrazioni della ricorrenza, ripercorre comunque la sua esperienza personale, dalle leggi razziali del 1938 alla prigionia ad Auschwitz. “Il mio silenzio è durato 45 anni, sono dovuta diventare nonna - racconta commossa - è stata una completezza, una grande esperienza di vita e mi ha dato la forza di aprirmi dopo questo silenzio pesantissimo”.
Comunque sia, a conclusione della sua intervista, Liliana Segre trova la forza per lanciare un messaggio positivo verso i giovani per i quali, afferma, “non c’è solo l’orrore di Auschwitz”, ma una “vita che può avere dei risvolti stupendi”.