Maryam è una ragazza siriana che quando aveva 15 anni fu catturata dai jihadisti dell'Isis insieme ad altri 200 cristiani assiri nella valle di Khabur, nel nord della Siria, e ha trascorso più di tredici mesi reclusa in una prigione sotterranea nei pressi di Raqqa, ex roccaforte dello stato islamico. Quando fu rapita era il febbraio del 2015. La sua liberazione è avvenuta grazie all'impegno di Mar Afram Athneil, un vescovo che ha raccolto milioni di dollari tra le comunità cristiane di tutto il pianeta per finanziare la liberazione dei prigionieri.
Il racconto della donna
Maryam oggi è tornata a sorridere, ma in cuor suo è ancora vivido il ricordo del giorno in cui i miliziani di Al Baghdadi fecero irruzione nel suo villaggio. "Provammo a scappare per sottrarci alla cattura, ma il fiume era in piena ed i jihadisti ci avevano circondato. Catturarono mio padre mentre io e mia madre ci rifugiammo nella casa di un vicino. Ma dopo due giorni ci scoprirono e ci portarono a Shaddadi" racconta la donna. I terroristi separarono uomini e donne, e così Maryam e sua madre furono rinchiuse in un'abitazione insieme ad altre quaranta donne. "Non ci perdevano di vista, non volevano che pregassimo. Però non ci facevano mancare niente".
Dopo un periodo di cinque mesi trascorso a Shaddadi le donne furono trasferite a Raqqa.
Inizialmente rimasero tutte insieme, ma in seguito Maryam fu segregata in isolamento, mentre le sue compagne di sventura furono un poco alla volta liberate. Nella umida stanza in cui era rinchiusa la ragazza non vedeva mai la luce del giorno, e per uscire fuori era costretta a fingere di stare male. Nel periodo trascorso in mano ai jihadisti Maryam non è mai stata vittima di violenze, anche grazie agli accordi raggiunti con i sequestratori dal vescovo Mar Afram, che ha evitato che le ragazze fossero rese schiave per soddisfare i bisogni sessuali dei combattenti o che fossero costrette a sposare i miliziani.
Il periodo di reclusione
Durante la prigionia i miliziani provarono a più riprese a convincerla a convertirsi all'islam, cosa che la ragazza ha sempre rifiutato categoricamente.
Tra i carcerieri Maryam ricorda uno che si chiamava Abu Zinab, che si comportava in modo educato e le chiese di coprirsi sempre il viso per non attirare l'attenzione degli altri jihadisti. Nonostante la reclusione la donna riceveva sempre pasti abbondanti. Un uomo le passava il cibo attraverso le sbarre facendolo cadere a terra per evitare il contatto con le sue mani.
Era l'estate del 2016 quando Maryam fece ritorno a casa, e aveva da poco compiuto 16 anni. Per superare il trauma subito impiegò alcuni mesi. Inizialmente trascorreva le giornate rinchiusa in casa e usciva solo per recarsi alla messa. Poi ha conosciuto un ragazzo, Aodesho, con il quale si è sposata nonostante i genitori fossero contrari alla relazione.
La liberazione di Raqqa
La città di Raqqa, ex "capitale" dello stato islamico in Siria è stata liberata a metà dello scorso Ottobre dalla Syrian democratic forces, un'alleanza di combattenti curdi e arabi sostenuta dagli Usa. Per liberare la città, che era finita sotto il controllo degli jihadisti dal 2014, sono stati necessari quattro mesi di combattimento contro i miliziani dell'Isis, per lo più foreign fighters di origine maghrebina. Oggi sullo stadio di Raqqa sventola la bandiera degli Ypg, le "Unità di protezione del popolo curdo", la più potente delle milizie che compongono l'alleanza curdo araba.