Continua a suscitare clamore l'incredibile vicenda che sta sconvolgendo i cittadini di Cesa e l'intera amministrazione. Dopo le liti in strada e sui social network - finite in Tribunale - tra il primo cittadino Enzo Guida e sua moglie, sulla vicenda affiorano nuovi inquietanti elementi.

Secondo l'accusa, il sindaco pd - indagato per atti persecutori nei confronti dell'ex consorte - avrebbe ordito una trappola per rovinare l'immagine dell'ex moglie e di un altro esponente dello stesso partito, colpevole di aver mantenuto invariati i rapporti amichevoli con la donna, anche dopo la separazione dei due coniugi.

Secondo il gip, Nicola Erminio Paone, sarebbe stata dunque architettata ed avviata una campagna diffamatoria contro l'ex moglie del sindaco di Cesa, proprio da suo marito, con il contributo del suocero Domenico, ambedue obbligati - da venerdì scorso - a mantenersi a debita distanza. Nel fascicolo dell'ordinanza, che si incentra anche su dichiarazioni di un cugino del primo cittadino cesano - emergono elementi che superano la fantasia.

Come nel film la "Guerra dei Roses" trappole e veleni

A spedire le missive sarebbe stato il cugino incaricato - secondo gli inquirenti - da Domenico Guida. L'uomo ascoltato dai militari dell'arma, avrebbe riferito di non essere al corrente del contenuto dei messaggi.

Le lettere con i cd delle intercettazioni non autorizzate, sarebbero dovute servire a dimostrare una presunta relazione della donna con un altro politico locale, un avvocato coniugato, ascoltato anch'egli dai carabinieri. L'uomo ha riferito ai militari che ogni volta che arrivavano le missive, era capitato uno scontro con il primo cittadino durante gli incontri del Partito Democratico.

Il flirt, secondo l'accusa, sarebbe stato ideato ad arte anche per screditare l'avvocato.

La procura, inoltre, ritiene che l'azione diffamatoria sarebbe stata compiuta attraverso due profili Facebook falsi. Mediante soggetti inesistenti si sarebbe provveduto a diffondere accuse e pettegolezzi, e contemporaneamente a mezzo posta sarebbero state spedite lettere da differenti uffici postali, tra cui Carinaro e Succivo.

Proprio dalle telecamere di videosorveglianza degli uffici postali, la procura ha sequestrato una ripresa in cui si vedrebbe il padre del primo cittadino mentre spedisce delle missive. Enzo Guida, che si è da subito detto estraneo ai fatti ed ha rigettato le accuse formulate nei suoi confronti, è stato ascoltato dal giudice questa mattina.

Il sindaco - difeso dall'avvocato Vittorio Giaquinto - ha raccontato la propria versione dei fatti volta a dimostrare quella che, a suo dire, è la sua completa innocenza. Sarebbe stato il padre Domenico Guida, a spedire le lettere, poiché l'ex nuora gli avrebbe impedito di incontrare i nipotini.

Il giudice si è riservato sul mantenimento della restrizione cautelare già emessa.