Una nuova scossa di magnitudo 3.0 è stata registratta dall'INGV alle 17,55 (ora italiana) del 17 gennaio 2018. Il lieve sisma si è verificato lungo il margine settentrionale del cratere sismico, fra Pieve Torina e Camerino, in provincia di Macerata, nelle Marche. Una sequenza interminabile quella che ormai da un anno e mezzo attanaglia il Centro Italia. Negli ultimi mesi l'attività si è drasticamente ridotta e sembra che la situazione stia tornando alla normalità. Ormai conosciamo l'entità del danno di quella che è la più grave crisi sismica dal 1976.
In quel caso la prima scossa, la più forte (6.5), colpì il Friuli-Venezia-Giulia il 6 Maggio e l'ultima, invece, di magnitudo 6.0, il 15 Settembre dello stesso anno. Furono 3 gli eventi con una magnitudo superiore a 5.8. Cinque il totale dei terremoti che superarono magnitudo 5.0. La prima scossa, di magnitudo 6.5 rase al suolo alcuni comuni, come Gemona del Friuli. Danni estesi in diversi centri della provincia di Udine, danni anche in provincia di Pordenone e sul versante slavo delle Alpi. I moriti furono 990, solo sul versante italiano.
Possibili varianti
Per quanto la tragedia del 1976 abbia effettivamente provocato più danni in termini di vittime, i numeri relativi alla sequenza sismica sono ben diversi da quella del Centro Italia.
In effetti ogni sequenza sismica è a se stante e provoca sul territorio e sulla popolazione diverse conseguenze, derivabili da tantissime circostanze: la magnitudo del Terremoto; la profondità in cui questo si verifica; la durata del sisma; le condizioni del terreno più o meno roccioso, più o meno sedimentario, più o meno argilloso; la vicinanza o meno ad un centro abitato; presenza di eventi premonitori rilevanti.
Differenze nel concreto
Infatti, la scossa di magnitudo 6.5 del Friuli, da sola, ha ucciso quasi mille persone, mentre invece la scossa di magnitudo 6.5 che ha colpito Norcia il 30 ottobre 2016 ha provocato solo due vittime indirette. Perché? Innanzi tutto il terremoto di Norcia è stato il più forte della sequenza cominciata il 24 Agosto dello stesso anno, ma non il primo.
Questo vuol dire che la popolazione, nell'area del cratere, era già stata evacuata per la maggior parte dalle proprie abitazioni e questo ha salvato probabilmente centinaia se non migliaia di persone. Infatti, basta tornare indietro al 24 Agosto per vedere quello che si è verificato ad Amatrice, senza nessun tipo di preavviso. Danni fino al IX-X grado della scala Mercalli e 299 vittime, per un terremoto di magnitudo 6.0. Un'altra differenza importante è la profondità, infatti il terremoto del Friuli si è verificato ad appena 5,7 chilometri dalla superficie e questo, insieme al fatto che, appunto, il sisma sia avvenuto senza altre scosse nelle ore o nei giorni precedenti, ha contribuito a far sì che il numero delle vittime fosse molto più elevato.
La più grande differenza, tuttavia, è data dalla durata e dall'intensità delle scosse del Terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017. Infatti le scosse superiori a magnitudo 5.0 sono ben nove, di cui una di magnitudo 5.9, una (la prima) di magnitudo 6.0, e la più forte di magnitudo 6.5, per un totale di circa 80 mila scosse nel 2016 e circa 45 mila nel 2017, con centinaia di terremoti superiori a magnitudo 3.0 e decine di eventi superiori a magnitudo 4.0. Un'altra grande differenza riguarda il numero dei comuni e delle province colpiti dal sisma, che ha interessato ben quattro regioni, fra Lazio (che ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane il 24 Agosto), Marche (con la sequenza del 26 Ottobre), Umbria (con la scossa del 30 ottobre) e Abruzzo (con le ultime scosse del 18 Gennaio 2017).
Terremoto 'migratore'
Nel Centro Italia, durante la sequenza sismica, si è osservato qualcosa che è tipico della struttura delle faglie presenti nell'Appennino. In effetti, dal 24 Agosto 2016 al 18 Gennaio 2017, quelli che si sono mossi sono interi segmenti di faglie che si sono innescati uno dopo l'altro per una sorta di "effetto domino". Questo risulta un fenomeno tipico non solo in Italia, capita spesso, infatti, che un terremoto forte possa dare il via ad una sequenza molto più complessa, che può focalizzare i prossimi epicentri su altri segmenti di faglia, senza insistere sulla medesima zona. Il cratere sismico della sequenza non ancora esauritasi nel Centro Italia si estende per una linea lunga circa 70 chilometri dalla provincia di Macerata a nord, fino in Provincia de L'Aquila, a sud.
Nella storia
La storia italiana è ricca di fenomeni come questo, soprattutto lungo l'Appennino Centro-Meridionale. Ad oggi, una delle più gravi sequenze sismiche, rimane quella dell'Appennino Calabrese del 1783, quando, da nord a sud della regione, vi furono almeno 5 eventi distruttivi, che in totale causarono circa 50 mila vittime.