Un ragazzo di Collegno racconta per la prima volta la sua esperienza con il bullismo, un'esperienza che lo ha visto nei panni della vittima. Inizia tutto durante le superiori, quando l'amore per la matematica lo ha spinto a decidere di frequentare il liceo scientifico in un'altra città.

"Non sono forte e in alcuni momenti avrei voluto essere come loro"

La storia risale all'anno scorso, le parole del ragazzo sono di oggi, parole che servono a far capire cosa si prova quando si è "costretti" ad essere il centro dell'attenzione di alcuni coetanei bulli o meglio privi di valori umani.

I primi due anni di liceo scientifico sono passati tranquillamente, è iniziato tutto nel terzo anno di scuola, quando dopo aver incorporato due sezioni, il ragazzo si è ritrovato in mezzo a facce nuove e ad alcuni ripetenti. Fino ad ora tutto rientra nella normalità, non tutti gli studenti nuovi infatti sono portati ad atti di superiorità, altri purtroppo si. "Tutto è iniziato così, non ricordo quando alcuni compagni hanno iniziato a prendermi di mira, e soprattutto non ricordo il perché, non mi sembra di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato, anche perché sono molto introverso, ci sono stati molti momenti in cui avrei voluto essere forte come loro". Non tutti i compagni della classe prendevano in giro questo ragazzo, ridevano questo si, ma erano solo tre quelli che si sentivano più forti, quelli che hanno iniziato a renderlo ancora più insicuro.

La tecnica del bullo: farti sentire 'sbagliato' isolandoti dagli altri

"Non potevo lasciare la mia roba in classe, perché spariva tutto, perfino banco e sedia, le chiavi di casa le portavo sempre con me, altrimenti non sarei potuto entrare in casa". I professori erano al corrente di tutto ciò che capitava all'adolescente, ma continuavano a dirgli che erano solo scherzi e che avrebbe dovuto imparare a reagire.

Il ragazzo non ha mollato, e anche se continuavano a perseguitarlo ha deciso che non doveva piangere, ma le parole che seguono fanno capire il suo dolore, "io sono riuscito a non piangere mai, ma dentro ero come morto". I tre coetanei hanno continuato con scherzi e prese in giro fino a quando, un bel giorno hanno deciso di andare oltre e dopo averlo chiuso in bagno, con la pompa dell'acqua pronta hanno deciso di farlo cantare.

Erano tre le canzoni che la vittima doveva saper riconoscere e cantare, "Non ricordavo quale fosse il titolo della canzone ma ho iniziato a cantarla, ma per loro non era abbastanza e così mi sono ritrovato completamente bagnato, era Febbraio, e avevo tanto freddo". I professori finalmente dopo l'accaduto hanno chiamato i genitori.

A casa silenzio, i genitori non dovevano sapere

"A casa non raccontavo mai nulla, mi tenevo tutto dentro, anche se questa volta sono stato costretto a dire la verità". Il ragazzo minacciato dai "bulli", aveva infatti paura di raccontare cosa gli stava capitando, la conseguenza sarebbe stata non più l'acqua della pompa ma l'acqua del gabinetto. I genitori dopo aver parlato con la Dirigente del Liceo scientifico hanno deciso che il figlio doveva cambiare scuola, ma l'adolescente non ha ceduto e per non perdere un anno ha continuato a frequentare la stessa classe fino alla promozione. "Ora sono ancora introverso, ma d'altronde fa parte del mio carattere, ho cambiato scuola e va meglio ma, non ho più quegli incubi che mi toglievano il sonno".