In una Scuola media di Saronno, una gita programmata per la classe viene cancellata: una studentessa disabile era inizialmente stata esclusa dal progetto, e alla sua richiesta di poter partecipare, il dirigente risponde negativamente, cancellando i piani. "Una questione di sicurezza", avrebbero dichiarato dall'Istituto, nonostante la disponibilità della madre della ragazzina ad accompagnarla per l'intera durata del viaggio.

L'integrazione scolastica di ragazzi con disabilità

La scuola è in dovere di operare affinché venga assicurato a tutti il diritto allo studio.

Nelle strutture che ospitano anche ragazzi con disabilità - più o meno gravi - la questione può apparire più delicata. Le disabilità variano da disabilità lievi di tipo motorio a disabilità intellettive, fino a malattie considerate fortemente invalidanti.

La scuola deve essere attrezzata nel miglior modo possibile per permettere di integrare l'alunno disabile all'interno di un sistema che non è soltanto formazione culturale, ma è anche e soprattutto educazione, inserimento sociale, rete di comunicazione e di scambi fondamentali per consentire la crescita di ciascun studente.

I limiti dell'impreparazione di molte strutture scolastiche rispetto alla questione disabilità creano evidenti danni non solo dal punto di vista della funzione scolastica formale, ma anche limitando la crescita personale di queste persone e, in questi casi, escludendola persino da un'attività riservata a tutti.

Scuola e disabilità: testimonianze di giovani disabili

Una ricerca condotta da Rosalba Perrotta sulla disabilità e i processi di stigmatizzazione (Un cuore di farfalla. Studi su disabilità fisica e stigma, 2009) ha raccolto e messo in evidenza, grazie a numerose testimonianze, preziose informazioni sui problemi legati all'ambiente scolastico in relazione alla disabilità.

Il rapporto tra esclusione e integrazione è delicato e complesso, talvolta alcuni insegnati potrebbero trovarsi impreparati e, credendo di far del bene, finirebbero per mettere il ragazzo disabile in condizioni privilegiate. Questo nel tentativo di sopperire alle limitazioni che la disabilità determina nello studente. D'altra parte questo potrebbe, pur partendo come un tentativo di integrazione, marcare invece ancora di più la linea della diversità.

Il punto è tentare di neutralizzare il limite mettendo tutti sulla stessa "linea di partenza". Un atteggiamento privilegiato è quindi nient'altro che l'ulteriore dimostrazione che si è diversi.

Il rapporto con i compagni

I ragazzi, soprattutto quelli molto giovani, potrebbero trovarsi dinnanzi a grandi difficoltà nella gestione di un compagno con disabilità, soprattutto se questa è particolarmente invalidante. I compagni segnano però l'anello di congiunzione tra la vita familiare e la vita esterna al nucleo domestico: giocano infatti un ruolo di primaria importanza nel permettere il passaggio tra una dimensione ed un'altra, la famiglia e il contesto sociale esterno.

Secondo le testimonianze raccolte, talvolta i rapporti possono essere complessi: molti ragazzi infatti dichiararono di sentirsi "come un peso".

Questo perché, spiegano, molto spesso l'ambiente scolastico non fornisce neanche le attrezzature di base necessarie al supporto, quantomeno formale, del ragazzo disabile. Così, quest'ultimo è costretto ad aggrapparsi e chiedere aiuto ai compagni di classe che non sempre sono disposti ad assistere completamente il compagno disabile.

Nel caso di una giovane ipovedente, ad esempio, gli screzi e il conseguente allontanamento dalla compagna di banco erano nati a causa della sua difficoltà nel leggere quanto scritto alla lavagna, che la costringeva a chiedere continuamente aiuto alla ragazza che le sedeva accanto.

L'insegnante di sostegno

Infine, le testimonianze raccolte fanno riferimento anche al ruolo dell'insegnante di sostegno: per quanto possa essere fondamentale, non sempre è considerato realmente d'aiuto.

Il punto focale, come detto in precedenza rispetto al rapporto con gli insegnanti, è evitare di sottolineare la diversità tramite simboli ed elementi che rappresentano l'appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad un altro: "L'insegnante di sostegno è per le persone disabili, non per noi".

Quando l'insegnante di sostegno diventa però un aiuto, una presenza, un supporto per l'intera classe, ecco che lo stigma si riduce e la diversità si affievolisce. In ogni caso, a conclusione delle sopraffatte considerazioni, è evidente e necessaria una profonda educazione psico-pedagogica.

Per gli insegnanti, affinché possano acquisire le tecniche giuste per essere un supporto non privilegiante e per i compagni, al fine di educare ad un rispetto e ad un'integrazione completa delle persone con disabilità.