Jocelyn Morrfi, una maestra della scuola primaria "Peter & Paul Catholic School di Miami" l'8 Febbraio è stata licenziata per aver sposato la sua fidanzata. La mamma di un suo alunno l'ha definita "la Madre Teresa degli insegnanti” e il suo lincenziamento ha causato sia polemica da parte dei genitori, che perplessità da parte dei bambini, i quali hanno iniziato a pensare che sposarsi sia una "cosa brutta".

Un papà ha inoltre dichiarato di aver l'intenzione, insieme ad altri, di valutare la possibilità di azioni legali contro la scuola e altri genitori stanno pensando a una petizione.

Uno di loro ha sostenuto: "E' incredibile. Oggi nel 2018 non si può perdere il posto di lavoro per colpa di chi scegli di amare".

Questa è stata la denuncia da parte della stessa Jocelyn: "Questo weekend ho sposato l’amore della mia vita e per questo sono stata licenziata. Ai loro occhi non sono il tipo giusto di cattolica."

La scuola sembrerebbe non aver rilasciato alcun commento sulla vicenda e Mary Ross Agosta, la portavoce dell'arcidiocesi, si è limitata a dire che l'insegnante “ha rotto il contratto con la scuola in relazione alle regole di condotta dell’istituto”.

Lo stigma omosessuale

Seppure il movimento sociale per i diritti dei gay e delle lesbiche ha generato un processo di normalizzazione e di legittimizzazione delle relazioni stabili tra persone appartenenti allo stesso sesso, sembrerebbe persistere lo stigma sociale e una certa resistenza in merito al diritto civile e religioso delle coppie omosessuali di sposarsi.

Molte di queste coppie decide di formarsi una famiglia allevando bambini grazie all'adozione e a diverse strategie riproduttive. La ricerca ha mostrato che i figli di persone omosessuali crescono sani, ma devono confrontarsi con le difficoltà connesse allo stigma sociale che pesa sui propri genitori. Anche l'American Pediatric Association ha sostenuto il diritto di gay e lesbiche di adottare bambini, citando l'ampia mole di riscontri scientifici secondo cui i bambini cresciuti in queste famiglie riescono bene, dal punto di vista sia psicologico che sociale, al pari di quelli allevati da genitori eterossessuali.

La pressione dello stigma sociale sulle persone omosessuali contribuisce al formarsi di una "omofobia interiorizzata", ovvero l’introiezione da parte di gay e lesbiche di impulsi anti-omosessuali che porta a provare verso se stessi dei sentimenti o atteggiamenti negativi verso la propria omosessualità, accusandosi di essere profondamente sbagliati e provando sentimenti di colpa e di inferiorità.

Ciò ha delle conseguenze negative sia dal punto di vista fisico che psicologico in quanto può favorire l'origine di condizioni sintomatiche, come la presenza di depressione, evitamento, fino a comportamenti suicidari.

Omosessualità e religione

Il desiderio omosessuale, ma soprattutto il comportamento omosessuale, sono in netto contrasto con la dottrina cattolica istituzionalizzata. La posizione della Chiesa ufficialmente non rifiuta l'omosessualità o l'omoaffettività, ma rifiuta il suo esercizio, quindi il compiere atti omosessuali. Tali atti non riguardano però l'ordinarietà, non c'è un modo di mangiare, lavorare o camminare da omosessuale, il divieto riguarda la sfera affettiva e sessuale. Chiedendo quindi di rinunciare a compiere atti omosessuali, si chiede a una persona di annullare la propria identità, l'essere se stessi.

Essere una persona fortemente ancorata ai valori religiosi, e al contempo vivere una vita che va "contro" i suoi principi crea una scissione e ciò non può che portare a conseguenze fisiche e psicologiche di malessere.