Ci sono notizie che non si vorrebbero mai leggere. Notizie che non si vorrebbero mai dare. Stephen Hawking ci ha lasciati. È volato tra le sue amate stelle, i cui misteri per tutta la vita ha cercato di penetrare. E, come nel manzoniano 5 maggio, si resta scossi, attoniti, e non si può fare a meno di domandarsi quando una mente altrettanto brillante tornerà a calcare il suolo di questo nostro piccolo e meraviglioso pianeta.

Uno sguardo rivolto alle stelle

I più ricorderanno Hawking per aver visto il recente film sulla sua vita, La teoria del tutto, nobilitato dall’interpretazione da Oscar di Eddie Redmayne.

Ma lo stesso Stephen Hawking è apparso in serie tv come Star Trek: The Next Generation o The Big Bang Theory, oltre ad aver partecipato virtualmente a serie animate come I Simpson e ad aver prestato la propria voce alla musica dei Pink Floyd.

In effetti, è difficile descrivere in poche parole chi era Stephen Hawking. I termini tecnici possono indicarlo come fisico, cosmologo, divulgatore scientifico (probabilmente, la sua opera più nota è Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo): ma Hawking era molto di più. Era un genio come ne nasce (se siamo fortunati) uno ogni cent’anni, era la Scienza, era la speranza di riuscire a capire di più su chi siamo, da dove veniamo o dove stiamo andando.

"Ricordatevi di guardare le stelle" soleva dire, in senso sia metaforico che letterale. Nato a Oxford l’8 gennaio 1942, nel trecentesimo anniversario della scomparsa di Galileo Galilei, i suoi primi amori hanno riguardato la cosmologia: l’origine dell’universo, il Big Bang e, soprattutto, i buchi neri. Tra le sue principali scoperte, il fatto che i black holes emettono una radiazione termica (la radiazione di Hawking, o di Bekenstein-Hawking) che ne causa la lenta evaporazione.

Fenomeni che non sono mai stati direttamente osservati, il che è forse all’origine della mancata assegnazione a Hawking del Premio Nobel per la Fisica: una macchia che resterà indelebile a perenne detrimento dell’Accademia reale svedese delle scienze.

La passione di Hawking per i buchi neri è all'origine di un aneddoto curioso, che evidenzia il senso dello humour del grande astrofisico.

Nel 1975, mentre si discuteva sulla possibilità che Cygnus X-1 fosse un buco nero stellare, Hawking scommise col collega Kip Thorne contro la sua stessa teoria, affermando che, qualora i buchi neri (cui ha dedicato tutta la vita) non fossero esistiti, si sarebbe potuto consolare vincendo una scommessa. Per la cronaca, in palio c’era un abbonamento a una rivista e, sempre per la cronaca, le attuali osservazioni supportano l’idea dell’effettiva esistenza del buco nero.

Comprendere la mente di Dio

Nei primi anni Sessanta, a Hawking venne diagnosticata una malattia degenerativa del motoneurone che a tutt’oggi non è stata identificata con assoluta certezza, ma che si pensa potesse essere una forma di SLA.

La malattia lo costrinse su una sedia a rotelle, e i medici gli diedero due anni di vita. Non sarebbe stato il loro unico errore: nel 1985, mentre Hawking era in coma farmacologico in seguito a una grave polmonite, i medici ipotizzarono di staccarlo dalle macchine che lo tenevano in vita. A opporsi fu la prima moglie di Hawking, Jane Wilde: al grande scienziato fu quindi praticata una tracheotomia, che gli tolse per sempre la possibilità di parlare - ma gli salvò la vita. Da allora. Hawking avrebbe comunicato tramite un sintetizzatore vocale.

Il grande astrofisico si è interessato anche alla possibilità di esistenza della vita extraterrestre: un'eventualità che non escludeva ma che temeva, ritenendo che gli alieni potrebbero essere ostili e tecnologicamente superiori ai Terrestri.

Nel nuovo millennio, inoltre, Hawking si è dedicato a una possibile "teoria del tutto": una teoria in grado di spiegare e riunire in un unico quadro tutti i fenomeni fisici conosciuti, per arrivare a capire la "mente di Dio".

Stephen Hawking se ne è andato, a 76 anni, esattamente 130 anni dopo la nascita di Albert Einstein, prima di poter fare all’umanità un ultimo dono. La sua luce ora brilla come quella di un astro fra gli astri. E il nostro mondo non può fare a meno di sentirsi enormemente più povero.