Pronti, via, ecco il primo scontro politico del nuovo anno. Il tema, come è spesso accaduto in questi ultimi anni, e ancor di più dopo le elezioni del 4 marzo, è quello dei migranti e, nello specifico, il Dl Sicurezza fortemente voluto dalla Lega e dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Si sta facendo sempre più aspra la contesa istituzionale con i sindaci, quasi tutti dem, che hanno annunciato di non voler applicare la legge. E che, però, rischiano di aver fatto un clamoroso autogol.

La querelle

La "ribellione" è stata avviata dal primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, che ha bollato il Decreto sicurezza come "disumano" e "criminogeno", appellandosi alla Costituzione e lanciandosi in improbabili paragoni con regimi fortunatamente morti e sepolti.

Subito si sono accodati altri sindaci, tra cui il fiorentino Dario Nardella, il milanese Beppe Sala e il napoletano Luigi De Magistris, e alla fine è giunto anche l'appoggio solo un po' più sfumato dell'Anci (l'Associazione Nazionale Comuni Italiani).

Salvini, com'era prevedibile, non l'ha presa bene. Dapprima ha esortato i primi cittadini a occuparsi dei veri problemi delle città da loro amministrate, poi ha rincarato la dose invitandoli a dimettersi (dal momento che disapplicare una legge che non piace equivale a violarla), infine li ha stroncati come "amici dei clandestini, traditori degli italiani". L'escalation è proseguita con le controrepliche dei sindaci che, in attesa dell'eventuale svolgimento dell'incontro tra l'Anci e i principali esponenti del Governo Conte, hanno confermato le proprie, pesanti critiche al vicepremier, con un occhio rivolto al modello delle "città santuario" americane.

Nel frattempo, la polemica è esplosa anche all'interno della seconda metà dell'Esecutivo gialloverde, il Movimento 5 Stelle. Benché infatti Luigi Di Maio avesse liquidato la protesta come una manovra da campagna elettorale, anche sindaci pentastellati come il livornese Filippo Nogarin hanno preso posizione in favore dei colleghi "disobbedienti", seguiti poi da parlamentari come il senatore Matteo Mantero, che ha parlato di un "decreto incostituzionale e stupido".

Ma siamo sicuri che, in questo caso i primi cittadini non stiano in realtà facendo un favore allo stesso Salvini?

Il boomerang dei sindaci

Anzitutto, portare la battaglia sul terreno preferito del rivale non è mai una grande mossa. E il leader dal Carroccio ha già dimostrato da tempo di non temere gli scontri verbali. Peraltro, anche sul piano pratico è improbabile che i sindaci "ribelli" riescano a ottenere dei risultati concreti, dato che la la legge è già stata approvata dal Parlamento.

Né risultano convincenti almeno alcuni degli argomenti usati dagli amministratori locali. Il richiamo alla Costituzione, per esempio, è fuori luogo perché il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato la legge. Perciò, definire il Decreto Sicurezza incostituzionale significa accusare implicitamente il Presidente della Repubblica di ignoranza della Carta. Il che può rientrare nell'ambito delle opinioni ma, in bocca a coloro che solo pochi giorni fa osannavano Mattarella per il discorso di fine anno, se non altro stride un po'.

Così come stridono le accuse a Salvini per aver incitato i primi cittadini leghisti a non applicare la legge Cirinnà, nel 2016: non foss'altro perché all'epoca il magistrato Vladimiro Zagrebelsky aveva testualmente dichiarato che "qualunque opinione si possa avere [...], il ribellismo nientemeno che di sindaci, ufficiali di stato civile, è frutto e sintomo, oltre che causa di un disfacimento delle istituzioni fondamentali della Repubblica, che non dovrebbe essere apprezzato nemmeno da coloro che, nel merito, condividano il segno politico" (da La Stampa del 9 ottobre 2014).

Se di ipocrisia si tratta, insomma, nessuno ne è immune.

Il boomerang, tuttavia, potrebbe essere a monte. Potrebbe stare nello stesso tema che è oggetto di questo aspro confronto - l'immigrazione. Perché, piaccia o non piaccia, la posizione di Salvini sulla questione è la stessa della maggioranza degli Italiani. Se a ciò si aggiungono le straordinarie doti comunicative del segretario della Lega e l'inconsistenza delle attuali leadership delle opposizioni, l'esito parrebbe scontato: l'aumento esponenziale dei consensi per il Carroccio e per Matteo Salvini. E questo non "malgrado", ma "grazie" agli attacchi dei loro avversari. Chapeau.