È a Milano che è avvenuto l’arresto di un uomo che era diventato lo stalker della propria ex-moglie. L’uomo era stato arrestato per stalking e violenza nello scorso novembre, ma dopo essere stato scarcerato ha ripreso a perseguitare la moglie.
Durante i mesi in cui il marito era libero, un carabiniere contattava la donna per avere notizie sul suo stato di salute, chiedendo se l’ex-marito continuasse a importunarla e se rispettasse i limiti imposti dalla legge: la moglie confermava di essere al sicuro e di non aver più subito stalking. Tutto questo è andato avanti fino a quando una lettera anonima mandata ai carabinieri ha messo in luce la reale situazione: il marito continuava a presentarsi a casa, minacciava l’ex moglie e aveva inciso sulla porta dell’appartamento delle croci con una chiave o un cacciavite.
Nella lettera veniva richiesto ai carabinieri di intervenire tempestivamente perché la donna stava rischiando troppo e non aveva il coraggio di denunciare perché paralizzata dalla paura di una qualche ritorsione da parte dell’ex.
Personalità narcisistica: possibile spiegazione del fenomeno dello stalking
Spesso, dietro i più efferati casi di stalking e uxoricidi vi è una componente psicologica sostanzialmente alterata. In particolare, le perizie psichiatriche hanno messo in evidenza un tratto comune: la personalità narcisista.
Il disturbo di personalità narcisistica rientra nella classificazione dei disturbi di personalità elencati nel DSM5 e fa parte dell’insieme dei disturbi che hanno come tratto comune l’impulsività e la rabbia.
Questo tipo di personalità rende gli individui particolarmente vulnerabili alle critiche e alle situazioni negative della quotidianità.
Questi individui hanno una vita normale, sembrano persone sicure di sé e con un’alta autostima, hanno bisogno di una rete sociale ampia per soddisfare i propri bisogni che riguardano principalmente la necessità di essere riconosciuti come persone eccellenti e perfette, in gamba ed efficienti.
Il tratto distintivo è il loro bisogno di essere al centro dell’attenzione: questo loro bisogno di essere al centro dell’attenzione li rende particolarmente attenti all’immagine che danno di se stessi, alla rappresentazione della propria vita e spesso risultano essere particolarmente affascinanti. Dietro questa loro finta elevata autostima, si nasconde una profonda insicurezza patologica, che li porta a escludere con estrema facilità le persone che non soddisfano questa loro necessità, causando l’incapacità di instaurare relazioni durature e stabili.
Nei confronti delle altre persone passano da un’esperienza di finta esaltazione ad una reale di svalutazione, le persone che li circondano vengono ridotti a semplici soggetti che devono essere usati per garantire la propria superiorità e che poi vanno cancellati dalla propria vita se non rispettano i loro sogni di grandiosità.
Sono fortemente calcolatori, il loro pensiero è spesso paranoico e non sono rare le scenate di gelosia drastiche, litigi violenti che vengono poi compensati da una risoluzione centrata sull’adulazione, sulle lodi e, se vi è attrazione sessuale, da una sessualità passionale e intensa.
Stare con un soggetto con personalità narcisista spesso richiede una sottomissione ai suoi bisogni, bisogna lodarli, rispettarli e apprezzarli in toto per evitare la loro rabbia e il loro odio.
La ferita narcisista: motore primo dei comportamenti violenti
Quando una persona vicina e significativa al soggetto narcisista smette di accettare di accontentare questo bisogno, nella psiche della persona scatta un meccanismo di profonda sofferenza legata all’insoddisfazione dei suoi bisogni. È questa sofferenza che si identifica come la ferita narcisista: questa ferita è causata principalmente dal fatto che l’individuo sia stato scoperto, che siano state messe in luce le sue difficoltà e i suoi bisogni; è stato messo all’angolo riconoscendo la sua inadeguatezza e imperfezione, questa sua imperfezione viene vissuta come una profonda manchevolezza; ma la causa di tutto ciò non viene visto nella propria imperfezione di essere umano, ma viene concepito come una volontà maligna dell’altro di fare del male e infliggere una punizione.
È a questo punto che dalla sofferenza si passa alla rabbia: rabbia per il fatto che qualcuno di importante abbia messo in discussione la sua superiorità, la sua grandiosità, la sua potenza e il suo charme. È una rabbia che viene vissuta in modo disfunzionale, è patologica e spesso viene associata allo sviluppo di pensieri di vendetta: una vendetta fredda, calcolata e spietata.
È in questo contesto che si sviluppa il più delle volte un atteggiamento stalkerizzante e violento, perché l’individuo ha sviluppato una rabbia cieca nei confronti della persona, in questo caso la propria compagna, una rabbia distruttiva, che va sfogata in qualche modo. Quando il partner decide infatti di denunciare le sue violenze, paradossalmente, il rischio di azioni violente aumenta per il fatto che il soggetto perde totalmente il controllo della sua preda, viene messa a nudo la sua inadeguatezza e tutto ciò crea in questi individui una reale perdita di punti di riferimento.
A rappresentazione di ciò può essere pensato il modo in cui spesso assassinano le proprie partner: sono omicidi violenti, spesso sfociano in situazioni di omicidio-suicidio, vengono rappresentati come veri e propri raptus: ma di raptus e di inaspettato hanno realmente poco, perché spesso sono omicidi calcolati e organizzati nel minimo dettaglio, pensano a come comportarsi dopo l’omicidio, cercano di nascondere le prove e cercando alibi.
È proprio per questo motivo che spesso risulta molto difficile intervenire tempestivamente, per il fatto che queste persone hanno una personalità che appare tutto sommato equilibrata, ma che lentamente si presenta nella sua inadattabilità e manchevolezza, convincendo però la vittima di essere nel torto, di non essere degna di tale compagnia, di meritarsi la cattiveria che riceve dal narcisista perché non è minimamente vicina alla sua grandiosità. #Superuovo