Le immagini, riprese dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Torino, lasciano interdetti: una colonna di fumo che si alza da una zona più appartata del cimitero “Parco” del capoluogo piemontese. Zoomando il fotogramma si può intuire come in realtà si tratti di una grigliata, preparata dagli addetti del camposanto durante il proprio orario di lavoro. È forse l’aspetto più curioso di una storia squallida, emersa al temine delle indagini, avviate in seguito alla denuncia, risalente al 26 ottobre del 2016, di Michela Favaro, amministratore delegato della società comunale che gestisce i servizi cimiteriali e di cremazione a Torino; la manager aveva accusato alcuni operatori di compiere delle vere e proprie truffe per intascare più denaro del dovuto.

Le spoglie depredate dei preziosi

Così, nelle ultime ore, 15 persone sono state poste agli arresti domiciliari dai carabinieri con l’accusa di aver creato una vera e propria associazione a delinquere attraverso la quale sarebbero stati compiuti reati come ricettazione, concussione, falsificazione di atti, peculato e corruzione. Inoltre, i necrofori spesso avrebbero provveduto alla sottrazione e distruzione di cadavere, per poter guadagnare un bonus dalla loro cremazione. Ad esempio, un filmato delle forze dell’ordine mostra un operatore cimiteriale che contratta nel parcheggio del camposanto con un ricettatore, che lo aspetta in macchina. L’uomo vuole vendergli oggetti di valore, principalmente i gioielli o i denti d’oro dei cadaveri, recuperati nelle tombe durante le operazioni di esumazione, in cui le salme sono state spesso depredate di tutti i preziosi.

La truffa sulla cremazione delle spoglie

I commercianti collusi arrivavano a pagare circa 15 euro al grammo per tutto l’oro rinvenuto dagli sciacalli. In almeno un caso – come è emerso dalle indagini – per fare di fretta è stato portato via e venduto un intero cranio. Ma non finisce qui: spesso i dipendenti, approfittando del momento di dolore, si facevano pagare dai parenti dei defunti per tutti quei servizi che avrebbero dovuto fornire gratuitamente.

La maggior parte dei guadagni illeciti però derivava da una truffa che sfruttava una normativa relativa all’estumulazione delle salme. Si tratta di quella procedura con cui si recuperano le spoglie dopo dieci anni dalla sepoltura in terra e quarant’anni da quella nei loculi; se i cadaveri sono ormai ridotti a scheletri, i resti sono depositati nell’ossario comune o in piccoli loculi, di proprietà delle famiglie.

Ma se i corpi sono ancora indecomposti, si procede alla cremazione con i costi a carico dell’azienda comunale ed un’indennità aggiuntiva di 20 euro per gli operatori. Questi ultimi, pur di intascare i soldi, arrivavano a mentire sullo stato di conservazione delle salme, per poter così godere del bonus.