Uno scandalo rischia di travolgere la Curia milanese. Sta infatti emergendo in questi giorni nel corso del processo a don Mauro Galli, accusato di violenza sessuale nei confronti di un ragazzo di 15 anni, un nuovo caso in cui le alte gerarchie avrebbero cercato di nascondere gli abusi da parte di un prete su di un minore, comprandone il silenzio. Ma c’è di più: secondo il Giornale che ha diffuso per primo la notizia, dalle carte del processo emergerebbe anche la creazione da parte della Diocesi di Milano di un fondo per mettere a tacere le vittime.

Infatti dalle indagini risulterebbe come la famiglia del ragazzo abbia ricevuto un risarcimento di 150mila euro, di cui si ignora la provenienza, per ritirare la querela.

La violenza dopo la confessione

L’episodio risalirebbe alla notte del 19 dicembre 2011 ed è stato ricostruito durante il dibattimento dai vari testimoni, tra cui la ragazza della vittima. Il giovane era stato invitato dal prete a casa sua per confessarsi e rimanere a dormire. Dopo la lunga confessione, che aveva provato la vittima mettendola in una condizione di sottomissione psicologica, don Mauro aveva invitato il parrocchiano a restare, ma invece di aprirgli la camera degli ospiti, lo aveva accompagnato nel suo stesso letto per dormire insieme.

Nel corso della notte, il ragazzino si era svegliato urlando, con il parroco che lo abbracciava da dietro. Inizialmente il poverino non aveva parlato, ma solo in un secondo momento ha confessato di aver subito una violenza.

La posizione dell’arcivescovo di Milano

Più tardi don Galli si era giustificato con gli altri parroci, negando tutto e sostenendo di averlo solamente afferrato per non farlo cadere dal letto, in seguito ad un incubo.

Ma quello che emerge dalle carte processuali è che il vicario della Curia milanese dell’epoca, l’attuale arcivescovo di Milano Mario Delpini, avrebbe saputo sin da subito di quello che era accaduto nell’abitazione del parroco, perché informato immediatamente dagli altri preti della parrocchia di Rozzano, don Alberto Rivolta e don Carlo Mantegazza.

Inoltre i due durante l’udienza hanno raccontato della loro sorpresa dopo aver saputo che don Mario era stato trasferito a Legnano in un altro contesto di pastorale giovanile, dove avrebbe potuto compiere ancora qualche atto scellerato, sempre per decisione di Delpini.

Per di più l’attuale arcivescovo sarebbe stato il primo ad informare il prete dell’indagine a suo carico ed avrebbe provveduto a metterlo in contatto con l’avvocato Mario Zanchetti, difensore dell’Arcivescovado. Sarebbe stato quest’ultimo a stipulare l’accordo con i familiari del ragazzo perché ritrattasse, con l’obbligo di non rivelare la provenienza dei soldi che avrebbero ricevuto in cambio. Denaro di cui don Galli non disponeva.