Il nuovo episodio di violenza questa volta capita in provincia di Teramo, all’istituto Itis di Giulianova, dove un adolescente avrebbe reagito ad uno sgambetto sfregiando al volto il compagno con un coltellino a serramanico; immediato l’intervento del personale scolastico e dei compagni che prima hanno chiamato l’ambulanza e successivamente i carabinieri. Anche se a prima vista può non sembrare un episodio vero e proprio di bullismo, ma solo uno scontro tra coetanei, si tratta comunque di meccanismi in realtà non troppo diversi.
Aggressione reattiva e proattiva
Recentemente è stata introdotta la distinzione tra aggressività reattiva e aggressività proattiva, si pensa che la differenza tra le due violenze sia determinata da diverse variabili: la rabbia, la motivazione che spinge all’azione, l’intenzionalità, la pianificazione e l’impulsività. Un’aggressione reattiva, come nel caso citato sopra, segue condizioni antecedenti all’atto, come una provocazione o una costrizione, e inoltre, risulta essere impulsiva e non pianificata. Un’aggressività proattiva, invece, ha l’unico scopo di dominare nella relazione con l’altro, tipicamente il bullismo definito come "un comportamento che ha lo scopo di fare male o nuocere a una o più persone" (Parke e Slaby).
La prima può essere spiegata attraverso il modello della frustrazione-aggressività secondo cui l’aggressività è la risposta a una precedente frustrazione, ma cosa succede quando l’agente frustrante non ha forma (per esempio, la politica), è indefinito (l’economia), troppo potente o irreperibile? Beh semplicemente si può “spostare” l’aggressività su un bersaglio alternativo, si trova un capro espiatorio.
Nel caso della seconda abbiamo una condotta socialmente acquisita da modelli comportamentali in vicinanza con l’artefice (famiglia, amici, televisione…).
Il profilo psicologico
Per quando riguarda la violenza reattiva non si possono trarre conclusioni riguardanti una specifica tipologia di persona incline a tale comportamento, in quanto qualsiasi soggetto (come ben avrete fatto esperienza) può essere portato a questo tipo di aggressività.
Nel secondo caso, invece, soprattutto quando si parla di bullismo, ci sono degli indicatori che possono far presagire un tale atteggiamento, nello specifico il profilo psicologico del bullo “classico” è il seguente: ha un forte bisogno di dominare gli altri, ha un atteggiamento positivo verso la violenza come mezzo per ottenere i propri scopi, vanta una superiorità (vera o presunta), manifesta grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare le contrarietà, manifesta un atteggiamento negativo verso la scuola (con un rendimento scolastico che tende ad abbassarsi con l’aumentare dell’età) e mostra scarsa empatia verso la vittima e scarsa sensibilità. Oltre a questa definizione classica esistono altre due tipologie di bullo, il “bullo ansioso” e il “bullo passivo”: il primo mostra aspetti in comune sia con la vittima sia con gli altri bulli, mentre il secondo non è portato di per sé ad atti aggressivi ma è trascinato dal branco.
Per quanto invece riguarda la vittima, lo studioso Olweus ne distinse due tipologie: la vittima passiva che presenta una personalità schiva e timorosa aspettandosi di essere difesa dell’insegnate o dai genitori, all’interno della classe è solitaria e abbandonata a sé stessa; e la vittima provocatrice che è spesso sgradita sia ai compagni che dagli adulti in quanto troppo invadente, ha un temperamento focoso e fuori luogo e spesso è causa di tensioni interne alla classe.
Prevenzione e trattamento
Diversi sono gli studi che si concentrano sui meccanismi di prevenzione dell’aggressività nelle scuole, tra i programmi di intervento più promettenti troviamo il Programma di prevenzione di Oweus: che si focalizza sul diminuire le opportunità di vivere situazioni di violenza incrementando le relazioni tra pari e rendendo la scuola un posto sicuro; implemento, questo programma, riduce il bullismo dal 30% al 70%.
Oltre a questo abbiamo anche il programma degli Steps per il rispetto che prevede: (1) stabilire un approccio aperto in cui si illustrano agli studenti il rischio e le conseguenze del bullismo, (2) formare il personale scolastico e i genitori su come comportarsi in caso di eventualità e (3) insegnare agli studenti a indentificare, non tollerare e intervenire nei confronti dell’aggressività nella scuola.