Il giorno di San Valentino, in Florida, si è tinto di rosso. Un rosso che questa volta non simboleggia l’amore, ma la morte, perché è il colore del sangue di quelle diciassette persone che hanno perso la vita durante la Sparatoria avvenuta alla Marjory Stoneman Douglas High School [VIDEO], a Parkland.

È uno scenario ormai noto e tristemente familiare, quello delle stragi nelle scuole americane, tanto che solo dall’inizio del 2018 se ne contano già 18. Per questo le parole di Trump, in seguito alla tragedia, non sono più sufficienti. Dire che nessuno "dovrebbe mai sentirsi insicuro in una scuola americana" non basta, se la 'spinosa questione' che si vuole affrontare è quella "della salute mentale" e non quella del controllo delle armi [VIDEO].

A parlarne, però, ci pensano gli americani che hanno già indetto due scioperi: il primo il 14 marzo, mentre il secondo il 20 aprile, nello stesso giorno in cui, nel 1999, si consumò il massacro della Columbine High School.

A far sentire la sua voce, poi, è Emma Gonzalez, una studentessa sopravvissuta alla sparatoria in Florida che è diventata subito un’icona della battaglia contro le armi con il suo discorso duro e commuovente. Trump sostiene che è un problema di salute mentale, ma la ragazza ribatte alle sue affermazioni dicendo che "non avrebbe ucciso tanti studenti con un coltello". Continua, nel suo discorso, l’attacco al Presidente e all’uso delle armi, dichiarando che Trump riceve ben trenta milioni di dollari dalla NRA.

Emma Gonzales li divide per tutte le vittime di arma da fuoco dall’inizio del 2018, ottenendo la cifra 5.800 dollari e domandando a Trump, a questo punto: "questo valgono le persone per te?".

La sparatoria

Tutto ha inizio alle 14:20, quando il diciannovenne Nikolas Cruz entra in quello che era il suo vecchio liceo. Infatti, il giovane era stato già allontanato dall’edificio, perché ritenuto una possibile minaccia per i suoi coetanei.

Dapprima il ragazzo attiva l’allarme, facendo uscire gli studenti e i docenti dalle aule, rendendoli così facili bersagli e solo a quel punto apre il fuoco. Muovendosi in luogo familiare, Nikolas Cruz riesce a sfuggire agli agenti, compiendo la carneficina sia all’interno che all’esterno dell’edificio, per poi approfittare dello stato di panico e confusione per uscire dalla scuola indenne, liberandosi del fucile d'assalto e mescolandosi nella folla.

Poco tempo dopo verrà fermato definitivamente dagli agenti e condotto prima in ospedale, poi in carcere.

Altri particolari cominciano a circolare a pochi giorni dalla sparatoria. Sembrerebbe, infatti, che il giovane, uscito dalla scuola, fosse andato a comprarsi una bibita e fosse entrato in un McDonald’s. Un dettaglio che, sì, lascia scioccati, ma che potrebbe alludere ad una situazione di estraniamento in cui è entrato il killer durante il massacro. Questo potrebbe trovare conferma dal malessere che ha colpito Nikolas Cruz al momento dell’arresto, tanto da essere stato condotto al pronto soccorso. Che il malore sia stato causato dal ritorno del giovane alla realtà?

Quali sono le motivazioni della sparatoria?

Ancora non si sanno le ragioni che hanno spinto il giovane a compiere una strage all’interno del suo ex-liceo. Quello che si sa di lui è quanto riportato dai suoi conoscenti, che lo descrivono come una persona "silenziosa e strana", sulle sue, appassionata di armi, tanto da pubblicare spesso foto che lo ritraevano armato e da portare armamenti addirittura a scuola, prima del suo allontanamento. Quasi sicuramente l’espulsione dal liceo ha influito sulla violenta decisione del diciannovenne, dal momento che si è andata a sommare anche ad una situazione famigliare instabile e drammatica: rimasto senza padre quando era più piccolo, Nikolas Cruz aveva perso recentemente anche la madre.

In più, secondo quanto riportano le testimonianze, il diciannovenne aveva preso molto male la rottura con la sua ex-ragazza, tanto da mettere in atto comportamenti da stalker.

Ci sarà poi da stabilire la veridicità delle voci che circolano, ma lo scenario che si sta via via delineando è quello in cui una serie concatenata di eventi negativi avrebbe portato il giovane a perdere il controllo e a scatenare tutta la sua rabbia e frustrazione contro il suo liceo. Perdere due ambienti cruciali nell’evoluzione di un giovane, come la famiglia e la scuola, potrebbe certamente aver influito sulla decisione di Nikolas di entrare nel suo liceo armato di fucile. Un altro elemento da non sottovalutare, inoltre, è la diffusione mediatica di queste sparatorie.

La tragedia successa a Stoneman non è di certo la prima. Il fatto che già diversi ragazzi prima di lui siano entrati dentro le scuole e abbiano sparato contro i loro stessi compagni, ha spinto con più facilità, magari anche a livello inconscio, Nikolas a prendere in mano quel fucile. Ma solo ad indagini finite si avrà, forse, una vera risposta.

L’errore dell’FBI

È stato un errore fatale, quello dell’FBI,non aver investigato a fondo su Nikolas Cruz, dopo che un mese prima dalla sparatoria un suo conoscente lo aveva denunciato, descrivendolo come pericoloso, dotato di armi ed intenzionato ad uccidere. Una negligenza che è costata la vita a diciassette persone [VIDEO] e che ha messo a rischio quella di molte altre, rimaste ferite durante la strage.

Ma secondo Trump, l’FBI non è l’unico ad aver ignorato quei campanelli di allarme che ora, dopo la tragedia, appaiono più chiari che mai. Tramite Twitter, il Presidente lascia intendere che la scuola come anche i conoscenti di Nikolas Cruz fossero consapevoli della pericolosità del giovane, nonché del suo fanatismo per le armi e che, quindi, avrebbero dovuto fare di più. «Si devono sempre denunciare casi come questo alle autorità più e più volte», scrive. Ma ancora nessuna parola sul controllo delle armi.

Che avesse avuto ancora una volta ragione Gus Van Sant, che aveva intitolato “Elephant” il suo film del 2003, ispirato liberamente alle vicende della strage di Columbine? La questione delle armi negli Stati Uniti è davvero l’elefante nella stanza che tutti vedono e di cui nessuno vuole parlare? Ma qualcuno, questo elefante, ha iniziato a vederlo. Qualcuno ha iniziato a parlare.