E’ un nuovo record quello fatto registrare dal Portogallo nel mese di marzo: il paese lusitano è riuscito a coprire tutto il fabbisogno energetico nazionale con il solo ausilio delle fonti di energia rinnovabile.

L’Apren (associazione portoghese) ha infatti pubblicato i dati che riguardano questo innovativo passo avanti. L’11 marzo di quest’anno, infatti, la produzione nazionale è arrivata a toccare il picco del 146% della richiesta salvo poi stabilizzarsi intorno al 103%. Sono stati generati, infatti, 4.812 gigawattora di elettricità, molti più dei 4.647 richiesti dalla popolazione portoghese.Quest’ultimi sono stati prodotti dall’interazione efficace di energia idroelettrica (55%) con quella eolica (42%), seguiti dalle altre fonti rinnovabili.

Il caso portoghese, però, non è il solo a destare stupore, in modo positivo. Infatti, già nel maggio 2017, la Scozia aveva stabilito questo particolare “record”. In quel mese la produzione “verde” aveva garantito energia sufficiente per coprire il 95% dei consumi del 95% delle abitazioni nazionali. Inoltre, sempre in Scozia, a maggio, i soli impianti eolici avevano coperto il fabbisogno del 100% delle domande, per 11 giorni.

Questa fonte di energia, del resto, è in continua ascesa, come ben possono affermare le stime del 2018. Il 4 Gennaio, infatti, essa ha coperto il 22,7% della domanda totale, generando 2.128 GWh e coprendo le esigenze di 160 milioni di famiglie. Il paese che più ha contribuito a questo innalzamento di produzione è il Regno Unito ma anche l’Italia, seppur con il 14,5% rispetto al totale, ha occupato la quinta posizione.

L’importanza dell’uso delle energie rinnovabili

I due casi appena citati, quello portoghese e quello scozzese, portano sotto gli occhi di tutti l’evidente necessità di invertire, in modo drastico, l’emissione nell’aria dei cosiddetti gas serra e della CO2.

L’uso dei combustibili fossili ha generato, fin dall’epoca pre-industriale, un innalzamento dell’80% di queste emissioni, con annesse tutte le complicanze climatiche ed ambientali: l’innalzamento delle temperature dell’aria e dell’acqua, la crescita del livello dei mari, l’estinzione di varie specie viventi ed il riscaldamento globale.

E’ evidente che tutte le maggiori potenze europee siano state chiamate, negli anni, a rispondere in maniera attiva rispetto a queste problematiche. Il protocollo di Kyoto, del 1997, fu uno dei primi passi compiuti dalle nazioni mondiali verso il famigerato “sviluppo eco-sostenibile”. Sebbene molti paesi non abbiano rispettato le promesse firmate, questo è stato fondamentale per compiere una svolta decisiva.

Le fonti di energia sostenibile sono entrate a far parte, dunque, del linguaggio comune e anche le singole nazioni sono diventate consapevoli del loro ruolo da “protagoniste”. Il Portogallo, proprio per questo, ha dato una risposta confortante: entro il 2040, infatti, secondo alcune stime, il paese non dovrà più dipendere da altri tipi di energia ma farà della “green energy” la sua unica fonte produttiva.

Se da un lato, dunque, è stato imboccato un sentiero innovativo e ben preciso, dall’altro l’apporto di queste risorse non è ancora sufficiente per garantire una risposta sufficiente per la richiesta energetica. Proprio per questa ragione, giunti a quello che sembra essere “l’orlo del baratro”, tutti gli stati devono collaborare per seguire il buon esempio di questi due paesi che hanno dimostrato che, ciò che 20 anni fa sembrava impossibile, ora è stato raggiunto.