Si è conclusa con una e-mail proveniente dal Marocco l’inquietante storia di una donna, marocchina, 35enne che dal 2010 è stata segregata in casa.

La vicenda è avvenuta a Rimini ed il colpevole è un uomo, 51enne, marito della vittima. Da 8 anni, infatti, egli l’ha tenuta costantemente senza soldi, senza la possibilità di uscire e di stare all’aria aperta; inoltre, non le ha nemmeno concesso di imparare l’italiano né di sviluppare la conoscenza della lingua madre: l’arabo.

Per controllare i movimenti, l’uomo, ha installato delle telecamere a circuito chiuso e non le ha concesso d’acquisire il permesso di soggiorno.

Sommato a tutto ciò, il colpevole ha sempre avuto, dei comportamenti violenti ed aggressivi nei confronti della vittima, in modo reiterato.

Il finale che la storia ci ha riservato ha un sapore dolce-amaro: è dovuto addirittura intervenire il padre dal paese africano, contattando i militari di Santarcangelo, per poter rivelare la realtà dei fatti. Essi, così, si sono potuti presentare al portone di casa ed hanno potuto liberare la donna ed i figli.

Il Gip di Rimini ha anche emesso la sentenza che il violento non si possa più avvicinare al resto della famiglia e che si debba mantenere a distanza di almeno 1 chilometro.

I diritti civili ed inalienabili dell’uomo

Allo stato attuale, 168 sono i paesi che hanno sottoscritto la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

Questa prevede il rispetto, l’integrità fisica e morale di tutti i cittadini che abitano le varie nazioni.

In questo caso, però, l’uomo marocchino ha ridotto la donna ad un livello sociale pari a 0, si potrebbe definire che l’ha resa, per interminabili anni, una sua “schiava”. Non ne ha mantenuta l’integrità fisica, l’ha discriminata poiché l’ha ritenuta “sua proprietà”; non le ha permesso la libertà d’espressione, di pensiero, di parola: in sintesi, i diritti inalienabili per un essere umano.

Gli altri punti della Convenzione, mai rispettati, sono: il diritto di uguaglianza sociale ed il diritto al benessere (che prevede l’accesso ad un adeguato sistema educativo).

Cosa può aver spinto un uomo a ridurre in schiavitù la propria moglie? Quali sono le motivazioni che hanno influito sulla sua condotta?

La società musulmana è organizzata secondo un modello patriarcale e maschilista, perciò alle donne, il più delle volte, sono negati i diritti principali.

Esse sono obbligate a sposarsi giovani perché devono garantire una ricca prole all’uomo (che può avere anche 4 diverse compagne), devono sottostare al marito e, in alcuni casi, sono anche obbligate a rimanere in casa per non farsi vedere all’aperto.

Tutto ciò, però, non giustifica nulla delle azioni del marito violento: le percosse, i ricatti, l’impossibilità di uscire da casa e la mancata istruzione, che nel nostro paese stanno alla base della vita di ogni giorno, fan sì che questo criminale possa essere dichiarato colpevole. In un paese civilizzato, come l’Italia, è impensabile che possano succedere ancora casi di questo genere. L’intervento del padre ha posto fine ad una Segregazione disumana e crudele e, si spera, possa essere un forte segnale indicatore di una voglia di “ribellione”.

Non tutti i musulmani desiderano che la donna sia trattata come un oggetto ma, anzi, molti ne chiedono i pieni diritti poiché il ruolo della donna, in tutte le società, non è di subordinazione ma di centralità per il loro sviluppo.