Le donne vittime di femminicidio non possono più tornare a raccontare quel che hanno subito per ottenere piena giustizia. Nel caso di Judy Malinowski, una donna americana di 33 anni, madre di due adolescenti, cosparsa di benzina e bruciata viva dal suo fidanzato, Michael Slager di 41 anni, morta dopo due anni di agonia, è accaduto un piccolo 'miracolo'. E' la prima volta che in un tribunale americano accade un fatto del genere: la vittima morta accusa il suo assassino e lo inchioda. Sarà proprio Judi a testimoniare in tribunale contro il suo carnefice raccontando cosa le ha fatto, mostrando il suo volto e corpo sfigurati in maniera permanente in un video che i suoi avvocati hanno realizzato cinque mesi prima della morte avvenuta nel 2017.
Il giudice l'ha ammesso in aula come prova.
Cosa è successo a Judy
Judy era una bella donna nel fiore degli anni, con due figlie di 15 e nove anni da crescere. Era sopravvissuta a un cancro alle ovaie. Purtroppo ha incontrato sulla sua strada qualcosa di più di un uomo sbagliato, un assassino. Il due agosto 2015, si trovava in una stazione di servizio di Gahanna, un sobborgo della città di Columbus, nell'Ohio, quando ha subito una brutale e devastante aggressione da parte del suo ex fidanzato. L'uomo l'ha cosparsa di benzina e bruciata viva. Judy, uscita viva dalle fiamme, è stata costretta a subire una cinquantina di interventi. Ha trascorso gli ultimi due anni della sua vita in un letto d'ospedale sfigurata, tra sofferenze indicibili con ustioni sull'80% del corpo, avendo subito la perdita delle orecchie e di due dita.
Assistita dall'affetto della madre Bonnie Bowes e dei suoi familiari, si è spenta nel giugno 2017, a soli 33 anni. Dal suo capezzale malgrado le enormi difficoltà, perché avendo perduto quasi del tutto l'uso della trachea poteva o sussurrare o annuire con la testa, è riuscita a raccontare lucidamente cosa ha subito: ci sono due ore di filmato che inchiodano il suo assassino.
La video-testimonianza: 'Se ne stava lì a guardare'
"Non avrei mai creduto che un essere umano potesse fare tanto male a un altro essere umano. Se ne stava lì a guardare, non faceva nulla mentre io bruciavo viva". Queste le parole di Judy dal suo letto di ospedale registrate in un video che sarà visionato nel nuovo processo contro l'uomo.
In Usa è la prima volta che un tribunale ricorra a una testimonianza video di una donna uccisa. A nulla sono valsi i tentativi della difesa di Slager per evitare di ammetterla come prova in aula. L'uomo ha sempre sostenuto di non volerla uccidere: si sarebbe trattato di un tragico incidente provocato dall'aver acceso una sigaretta mentre faceva benzina. A spalleggiarlo il suo avvocato che ha anche sostenuto che l'assistito si sarebbe procurato diverse ustioni nel tentativo di aiutare la donna. Slager nel 2016 era già stato condannato a 11 anni di carcere per aggressione criminale e incendio doloso aggravato. Con il video la sua situazione processuale cambia drasticamente.
Caso senza precedenti
Il caso è stato così d'impatto anche a livello legislativo che ha portato lo stato dello Ohio ad aggiornare una norma prevedendo sei anni in più di pena a chi, commettendo un crimine, lasci la vittima mutilata o sfigurata in maniera permanente. Non solo: dopo la morte di Judy, Slager è stato incriminato dal Grand Jury per omicidio aggravato. Se condannato, non avrà un'aggiunta di anni da scontare ma, in uno stato che prevede la pena di morte, potrebbe essere giustiziato con iniezione letale o sedia elettrica. Il caso apre nuove frontiere nel sistema giudiziario americano, e forse non solo in quello, perché dà avvio a una storia processuale in cui in aula è ammessa la testimonianza della vittima registrata prima della morte.