A Terzigno, paese alle porte di Napoli trascorrono ore pesanti e tragiche. Ore in cui si fa strada il problema della verità: quando e come dirla a una bambina di nove anni rimasta orfana della mamma. È figlia di Immacolata Villani, 31 anni, uccisa lunedì proprio dopo che l'aveva accompagnata a scuola, dal padre killer Pasquale Vitiello, 35 anni, che si è poi suicidato. Un solo colpo di pistola alla testa l'ha finita. Si è consumato l'ennesimo femminicidio, l'ultimo in una conta orribile, un omicidio ogni sessanta ore. E ora questa bambina si va ad aggiungere a un esercito di orfani ma le cifre sono approssimative e destinate a crescere: 1600 piccoli rimasti senza la mamma negli ultimi 14 anni perché il padre l'ha uccisa.
L'81% di queste vittime inoltre, ha assistito all'uccisione della mamma.
'Perché mamma non mi chiama?'
Quando sua padre ha ucciso la mamma fuori della sua scuola, la figlia di Imma Villani era in classe. Consumato l'orribile crimine, bambini e insegnanti sono stati fatti uscire da un accesso laterale dell'edificio scolastico per non vedere il corpo di una mamma rimasta a terra uccisa. In classe c'era solo la bambina a fare un puzzle con la maestra, l'assistente sociale e una psicologa immediatamente inviate dal sindaco Francesco Ranieri. La piccola pur non vedendo arrivare la madre era tranquilla. Mai immaginava che fuori a pochi metri da lei c'era il corpo senza vita di Imma. Sapeva che la mamma doveva andare in ospedale a togliersi il gesso dal braccio.
Un'ingessatura che sarebbe stata provocata proprio dall'ultima lite violenta con il marito da cui si stava separando, a seguito della quale aveva lasciato la casa con la figlia per rifugiarsi dal padre.
Neanche poteva immaginare la bambina che in quel giorno sciagurato il padre killer si sarebbe suicidato di lì a poco, anche se il corpo è stato trovato l'indomani.
Il sindaco ha disposto l'affidamento della bambina allo zio, il fratello della madre. La famiglia materna si è stretta attorno alla piccola che ancora non sa nulla. Nessuno ha trovato il coraggio di raccontarle cosa è accaduto. Le è stato detto che Imma dovrà stare qualce giorno in ospedale. Ma la bambina comincia a dubitare: non si spiega perché la mamma non le faccia neanche una chiamata.
Purtroppo quel terribile momento della verità dovrà arrivare presto. "Amavo la mamma, la separazione è una cosa che mi fa soffrire che non si può accettare, un giorno capirai quando ti farai grande", le ha lasciato scritto il padre. Ma cosa dovrebbe capire?
'Papà ti sei pentito di quello che hai fatto?'
Per la prima volta in Italia e in Europa è stato condotto un progetto per dare un supporto agli orfani di femmincidio dal nome "Switch off". Da un primo censimento, in Italia in 14 anni sono saliti a 1600 i figli privati della madre dalla mano assassina del padre. "A papà vorrei chiedere: ti sei pentito di quello che hai fatto?", ha detto un undicenne stimolato dai terapeuti a raccontare il suo dramma.
È uno dei 123 orfani intervistati nell'ambito del progetto. "L'81% era presente al momento dell'uccisione o del ferimento del genitore", ha precisato l'avvocatessa Titti Carrano. Il che significa vite segnate da un trauma indelebile.
La legge
La legge di recente approvazione e in vigore dallo scorso 16 febbraio che tutela gli orfani di femmincidio è senz'altro una conquista di civiltà a favore delle vittime dimenticate di crimini atroci commessi da padri uxoricidi. Ma mancano i decreti attuativi e la legge considera in certi casi solo i figli nati da stabile convivenza, escludendo tutti gli altri. Infine i fondi previsti 2 milioni di euro annui per il Fondo di solidarietà per borse di studio, assistenza medico-psicologica sono briciole. Troppo poco per un esercito di orfani.