Ore di paura a toronto nella giornata di lunedì 23 aprile mentre uno studente informatico con un furgone noleggiato ha investito decine di persone uccidendone 10 e ferendone altre 15. Testimoni che hanno visto la scena affermano che all'improvviso il furgone è salito sul marciapiede mirando uno ad uno i passanti per circa un chilometro ad alta velocità. È successo tutto intorno all'ora di pranzo. La prima cosa a cui i testimoni hanno pensato è di un attentato legato a qualche matrice terroristica ma subito dopo smentito dalle forze dell'ordine.
L'arresto dell'assassino
Non è stato difficile per la polizia localizzarlo. L'hanno trovato a circa un chilometro distante dalla strage davanti ad un negozio preso in una conversazione con un poliziotto in cui gridava che voleva farsi sparare. Infine, l'uomo si è arreso e si è consegnato alle forze dell'ordine. Chiaramente il suo comportamento ha fatto pensare subito ad una persona che voleva suicidarsi ma che come è successo altre volte voleva farlo facendo parlare molto di sé. Infatti prima dell'arresto minacciava il poliziotto afferrando qualcosa che aveva in tasca, forse una pistola gridando di sparargli alla testa.
Chi è l'assassino?
Secondo la fonte Cbc canadese lo studente informatico di 25 anni si chiama Alek Minassian, residente a Richmond Hill.
Cittadino canadese, di origini armene. Secondo quanto raccolto dagli investigatori il ragazzo avrebbe fatto anche delle ricerche sui precedenti attentati sopratutto sulla vicenda di Elliot Rodger, quando nel 2014 in California uccise 6 persone nello stesso modo. Secondo i suoi compagni Alek Minassian non era per niente violento ma era una persona solitaria, non socializzava mai con nessuno, soffriva di disturbi della personalità, presentava vari tic e alcuni si sono meravigliati pure del fatto che sapesse guidare.
Un fatto curioso è che Minassian, secondo un testimone, la scorsa settimana si sarebbe pure laureato presso il Seneca College dove studiava informatica. Online, sullo store di Google, possiamo addirittura trovare un'applicazione con il suo nome. Ragazzo, a seconda di tutti, normale e solo con qualche problema a socializzare.
Gli investigatori stanno lavorando per chiarire ancor di più la situazione, la vicenda finisce con il suo grido di disperazione al poliziotto, in cui urla: "uccidimi!", poi subito dopo consegnato alle forze dell'ordine.