Una vera e propria rete di spie per controllare il corso delle indagini sul proprio conto. È quella che avrebbe messo in piedi (e non solo lui) l'ex paladino dell'antimafia siciliana Antonello Montante, tratto stamane in arresto per ordine della Procura di Caltanissetta. È accusato di aver organizzato una presunta campagna di raccolta informazioni in merito all'inchiesta aperta tre anni fa a suo carico dai magistrati nisseni per concorso esterno con Cosa Nostra.

In realtà, per Montante era stata chiesta la custodia cautelare direttamente in carcere, ma il gip l'ha negata.

Secondo il giudice, infatti, l'ex presidente di Sicindustria ha sì "intrattenuto qualificati rapporti con esponenti di spicco" dei clan, ma ad oggi non ci sarebbero elementi sufficienti per configurare in pieno il reato di mafia. Da qui, i domiciliari scattati stamattina per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell'ordine. La notizia è stata riportata dall'edizione odierna de "Il Fatto Quotidiano" online, e rilanciata da altre testate nazionali.

Ai domiciliari esponenti delle forze dell'ordine. Indagato anche Schifani

Oltre al clamoroso nome di Montante, da anni in trincea come simbolo degli imprenditori che lottano contro l'oppressione della mafia sull'economia legale, la "spy-story" coinvolge un'altra ventina di indagati, quasi tutti appartenenti alle forze dell'ordine.

Alcuni sono finiti ai domiciliari per disposizione della Procura sicula, come il colonnello dei carabinieri Giuseppe D'Agata, già direttore della Dia di Palermo; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile del capoluogo isolano; Ettore Orfanello, ex comandante della polizia tributaria della Guardia di finanza palermitana.

Il provvedimento ha raggiunto anche Marco De Angelis, sostituto commissario prima a Palermo e poi alla prefettura di Milano.

Arresti domiciliari anche per l'imprenditore Massimo Romano, re dei supermarket con la catena "Mizzica" di Carrefour, e per Giuseppe Graceffa, vice-sovrintendente della polizia di Palermo.

Una rete che sembrerebbe avere tentacoli anche ai piani alti dei palazzi del potere: nel registro degli indagati, infatti, è finito anche l'ex Presidente del Senato Renato Schifani, uno dei leader di Forza Italia in Sicilia.

Nell'inchiesta figurano ex rappresentanti delle forze dell'ordine ora in pensione, quali il generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile, e Andrea Grassi, ex dirigente della Polizia. In ultimo, risulta anche il nome del professore Angelo Cuva, figura stimatissima a Palermo.

Il passato di Montante: simbolo antimafia con la macchia dei presunti legami con Cosa Nostra

Dopo l'exploit come leader del fronte degli imprenditori siciliani che si oppongono alla "Piovra", nel 2015 il governo nominò Montante componente dell'Agenzia dei beni confiscati. Un anno dopo, però, una macchia inaspettata rese più opaca la figura dell'ex presidente di Sicindustria: a gennaio del 2016, infatti, gli fu recapitato un avviso di garanzia che gli contestava un legame d'affari con il boss Vincenzo Arnone, figlio di Paolino, storico capoclan della provincia di Caltanissetta.

A mettere in moto la Procura sono state le dichiarazioni di ben quattro collaboratori di giustizia. Proprio durante le indagini conseguenti, però, i magistrati si sono accorti della presunta rete di spie che stava provando a dare un aiutino proprio a Montante. Da qui, l'operazione posta in essere stamane.