“La gente sa solo giudicare. Sono innocente”. Le parole scritte sul biglietto, subito prima di suicidarsi, spiegano il dramma vissuto da A. U., 64 anni, una vita spesa come bidella d’asilo a Sestu, nel Cagliaritano. Quarant’anni passati senza un pettegolezzo fino alla pensione, nel 2016. Ma proprio sul finire del suo impiego era arrivata, inaspettata, un’accusa: la più infamante, quella di molestie sessuali su di una piccola di quattro anni che frequentava la scuola materna. Proprio nei giorni scorsi, alla donna era stato recapitato l’avviso che certificava la conclusione delle indagini, partite già due anni fa, da parte della locale procura: si tratta di un atto formale che normalmente anticipa una richiesta di rinvio a giudizio, ma l’ex bidella non avrebbe retto alla notizia, decidendo di togliersi la vita in casa sua.
I presunti abusi raccontati dalla piccola
Alla base della vicenda giudiziaria ci sarebbe il racconto degli abusi da parte della bambina: la bidella un giorno l’avrebbe portata nei bagni dell’asilo e lì ci sarebbero state le molestie. Gli inquirenti hanno cercato altri riscontri alle parole della piccola, ma non sono riusciti a raccogliere ulteriori prove a carico della 64enne: nessuna intercettazione ha fornito elementi utili ed anche la ricerca di eventuali casi simili verificatisi in passato non ha portato a nulla. Eppure si è scelto di non archiviare il caso perché i magistrati hanno dato credito a quanto raccontato dalla bimba, che in un incidente probatorio, svoltosi circa un anno fa in un ambiente protetto, avrebbe ripetuto le accuse senza contraddirsi o modificare la propria versione.
Da qui la decisione di andare avanti con l’azione penale.
Il biglietto scritto prima di suicidarsi
Come riporta il quotidiano L’Unione Sarda, che per primo ha dato notizia del suicidio, la scelta dell’ex bidella di togliersi la vita, lasciando solamente quel biglietto come ultima disperata difesa, ha profondamente scosso gli abitanti di Sestu.
Eppure – come lasciano intuire le sue parole d’addio – subito dopo la denuncia per abusi sessuali su minore, presentata dai genitori della bimba, erano cominciate a girare strane voci in paese, che sicuramente avevano provato la donna. Una vita passata all’interno delle scuole per l’infanzia, senza mai un rimprovero o qualche problema, fino a quell’accusa infamante, non era bastata a tenerla al riparo dalle malelingue. È probabile che l’arrivo della notifica preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio abbia ulteriormente sconvolto la 64enne, spingendola a compiere un gesto estremo.