Il 15 maggio scorso i Carabinieri di Rimini hanno rintracciato e denunciato i responsabili dell'uccisione di un esemplare di lupo avvenuta il 4 novembre 2017 a Coriano (RN). Assistere ad episodi di tale violenza nei confronti di una specie protetta, quale è il "Canis Lupus Italicus", spinge ad interrogarsi sui risvolti etici ed ecologici dell'uccisione dei lupi.

Cause del ritorno del lupo

Nella riscoperta del lupo italico e nell'attenzione alla sua salvaguardia, sicuramente riveste un ruolo di primaria importanza il contesto socio-culturale delineatosi in Italia negli ultimi anni.

Infatti, col passare degli anni i centri urbani hanno assunto un ruolo cruciale per l'economia del Paese, con la conseguenza che le persone hanno iniziato a lasciare le zone di montagna per trasferirvisi. Ciò ha permesso alle foreste di ricolonizzare le zone una volta adibite all'agricoltura. Un esempio è dato da Corniglio, paese nell'alta Val Parma, che negli Anni Sessanta era pieno di coltivazioni ed ora presenta un paesaggio in prevalenza boschivo. Il maggior beneficio derivante dall'espansione delle foreste è stato tratto dagli animali, in particolare dagli erbivori Ungulati come capriolo, daino, cervo e cinghiale. La densità di questi animali viene monitorata dagli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), i quali possono disporre la caccia qualora vi fossero più capi dei limiti prestabiliti.

L'incremento del numero di erbivori ha portato ad un aumento delle popolazioni di lupo, poiché la presenza di un consistente numero di prede implica la crescita del numero di predatori e viceversa. Il lupo quindi è tornato a causa di una serie di effetti concatenati tra loro, i quali hanno portato alla formazione di un Ambiente adatto alla sua diffusione e al suo sviluppo.

Benefici e risvolti ecologici

Per quanto certi allevatori possano essere in disaccordo, il ritorno del lupo ha portato molti benefici. Essendo il lupo un predatore alfa, la funzione che svolge è fondamentale per l'equilibrio degli ecosistemi di cui fa parte. Senza di esso, infatti, gli erbivori prospererebbero e le foreste non avrebbero modo di svilupparsi appieno, poiché molto spesso gli Ungulati sono dei brucatori.

Un esempio in tal senso si riscontra nel Parco Nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti. Nel 1995 il lupo americano venne reintrodotto nel parco, soppiantando il coyote quale predatore principale. La grossa differenza tra le due specie risiede principalmente nelle abitudini sociali: il coyote, infatti, pur essendo gregario, non dipende dalla coesistenza coi membri della propria specie come accade invece per il lupo; ciò lo porta a non essere in grado di abbattere prede di grossa taglia per le quali servirebbe una strategia di caccia elaborata (ad esempio i bisonti). Il lupo quindi, una volta reintrodotto, svolse un'attività predatoria molto efficace nei confronti degli erbivori brucatori, favorendo così lo sviluppo delle foreste e il ritorno dei salmoni nei corsi d'acqua.

Tornando in Italia, un fulgido esempio dei benefici che il lupo può portare si nota nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. In questo caso il lupo svolge un'azione di controllo diretta nei confronti di specie che, se in sovrannumero, possono risultare dannose (come il cervo e soprattutto il cinghiale) e, al contempo, regola in modo indiretto la volpe (ciò significa che il lupo non la preda attivamente). Un altro effetto dovuto alla presenza del lupo in questo parco riguarda la selezione naturale: esso infatti, essendo ai vertici della catena alimentare, tende a predare le specie più deboli, comportando nei loro confronti una pressione selettiva.

Risvolti sociali e allarmismo

Il lupo ha molta paura dell'uomo: difficilmente gli si avvicina, ancor più raramente lo attacca.

Nella maggior parte dei casi, quindi, l'atavica paura nei confronti dei lupi risulta essere del tutto ingiustificata. Eppure, ancora oggi nell'opinione pubblica è diffusa un'immagine del lupo che tende a metterne in risalto la bestialità e la pericolosità di quest'animale. Molto spesso questa paura si rivela essere vero e proprio allarmismo ingiustificato, alimentato molto spesso anche dalla stessa stampa che vede in atti completamente naturali, come lo sbranamento di un capriolo, la testimonianza della pericolosità di questi esseri. Una tale psicosi collettiva ha portato ad un boom dei casi di avvistamento di lupo. Questi però molto spesso si rivelano dei falsi, causati dalla diffusione nelle foreste del cane lupo cecoslovacco.

Tale animale, molto simile al lupo italiano, presenta però alcune importanti differenze tramite le quali è possibile la distinzione. Ad esempio, il cane cecoslovacco non presenta la "mascherina" in corrispondenza degli occhi e le righe nere sugli arti anteriori.

C'è chi pensa addirittura che la soluzione sia l'abbattimento. Ciò, in virtù delle precedenti considerazioni, può rivelarsi non solo controproducente, ma anzi dannoso per l'intero ecosistema. Conviene quindi porre in essere misure di salvaguardia e prevenzione, come possono essere i recinti elettrificati o anche i cosiddetti cani da guardianìa, ovvero cani di grossa taglia addestrati per difendere i capi da allevamento.